Il costo del Ponte sullo Stretto sale fino a 13 miliardi di euro. La Legge di Bilancio sposta il peso sui fondi del Sud e riduce i fondi per strade, dighe e acquedotti locali.
Il Ponte sullo Stretto di Messina costerà agli italiani tra 1,4 e 1,5 miliardi di euro in più rispetto a quelli previsti in precedenza. E a farne maggiormente le spese sono gli enti locali.
Nella bozza della Manovra, che sarà votata alla Camera il 20 dicembre e al Senato il 28, un emendamento a firma leghista è riuscito a introdurre una rimodulazione dei fondi da destinare al Ponte sullo stretto di Messina, la mega opera pubblica tanto cara al ministro delle infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini.
Una rimodulazione che fa guadagnare al Ponte fino a un miliardo e mezzo netto facendo volare il preventivo dagli 11,6 miliardi di euro previsti fino a ieri ai più di 13 miliardi previsti nella Legge di Bilancio 2025.
Sono numeri di massima perché il costo per il bilancio pubblico potrebbe variare nelle prossime ore con la versione definitiva della Manovra.
Quello che però è chiaro è che il governo centrale ha voluto alleggerirsi di una gran parte degli oneri per la costruzione del Ponte per trasferirli tutti sugli enti locali. Nello specifico, il costo direttamente a carico del bilancio statale ordinario passa da 9,3 miliardi precedenti a 7,46 miliardi.
Ma salgono da 2,3 a 6,2 i miliardi a carico del Fondo Sviluppo e coesione – cioè il fondo destinato alle opere infrastrutturali del Mezzogiorno. In altre parole, le regioni del Sud avranno meno soldi per strade, dighe e acquedotti perché quei fondi saranno drenati verso il Ponte salviniano.
Non solo. Un contributo importante per la costruzione del Ponte sullo Stretto viene chiesto anche ai fondi pluriennali per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade di Province e Regione che perderanno 1,5 miliardi dal 2029 in poi.
Ponte sullo stretto, la critica di Legambiente
La rincorsa a grandi opere distoglie l’attenzione dai veri problemi di chi viaggia in treno ogni giorno. Servono investimenti adeguati per treni moderni, servizi efficienti, interconnessioni, mobilità accessibile, soprattutto nelle aree più vulnerabili e metropolitane#Pendolaria pic.twitter.com/oyq7M6JUbh
— Legambiente Onlus (@Legambiente) December 18, 2024
Critica Legambiente che presentando il nuovo rapporto Pendolaria ha sottolineato come l’attenzione sulle grandi opere distoglie fondi e attenzioni a ciò che serve al Paese.
“Il 2024 è stato un anno difficile per la mobilità sostenibile e su ferro, tra guasti, ritardi, eventi meteo estremi che hanno avuto diversi impatti e la continua corsa all’annuncio di grandi e inutili opere, come il Ponte sullo Stretto, che hanno distolto l’attenzione dai veri problemi di chi viaggia in treno ogni giorno. Serve una vera cura del ferro, con investimenti mirati per potenziare il trasporto pubblico su rotaia”, ha poi aggiunto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.