A nord ovest dell’isola d’Elba, tra il corno della Corsica e la Capraia, è apparsa un’ isola di rifiuti di plastica composta da frammenti più piccoli di 2 millimetri. Una vera minaccia per l’ecosistema dell’Arcipelago Toscano e non solo.
80mila tonnellate di frammenti in un’area grande tre volte la Francia: questa è la dimensione della Great Pacific Garbage Patch, l’atollo di rifiuti, 99,9% plastica, tra l’isola dei Caraibi e le Hawaii. Ma anche in Italia un recente studio del CNR ha individuato una zuppa composta da frammenti più piccoli di 2 millimetri e densa come nessun altro vortice di rifiuti nel Mediterraneo occidentale. Si trova a nord ovest dell’isola d’Elba, tra il corno della Corsica e la Capraia.
Isola di plastica nel Pacifico, grande tre volte la Francia
Umberto Mazzantini, esponente storico Legambiente Arcipelago toscano,assieme al presidente del Parco Giampiero Sammuri ha rivolto un appello pubblico ai sindaci dell’isola: “Facciamo partire da qui la battaglia alla plastica in mare, l’Elba per una volta anticipi i tempi e si adegui subito, come già stanno facendo le Tremiti, alle direttive dell’Unione europea per diminuire l’uso di questi materiali che stanno invadendo gli oceani e i mari”.
I rifiuti plastici rappresentano tra l’80 e il 90% dell’immondizia marina su scala globale. Nei mari di tutto il mondo ci sono già 150 milioni di tonnellate di plastica e ogni anno se ne aggiungono altri otto. L’Europa si è mossa e ha dettato nuove norme per limitare l’uso di 10 prodotti, a partire da bottiglie, bastoncini cotonati, posate, piatti e cannucce, quei materiale che, puntualmente, si riversano nei nostri mari e sulle nostre spiagge.
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Gli ambientalisti all’Elba hanno messo a fuoco la minaccia da tempo ma non sono state adottate ancora misure concrete per ridurre l’uso di plastica sull’isola. Le isole Tremiti, dove l’amministrazione locale ha vietato l’uso di stoviglie, bicchieri e contenitori monouso, consentendo la vendita esclusivamente di prodotti biodegradabili. Un esempio che andrebbe seguito per cominciare a frenare l’invasione della plastica.
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Iniziano a farsi strada progetto per intervenire nei mari attraverso sistemi di raccolta rifiuti. The Ocean Cleanup, organizzazione fondata dal ventiquattrenne olandese Boyan Slat, ha inventato un dispositivo lungo 600 metri collocato in prossimità del Great Pacific Garbage Patch (GPGP), anche se ultimamente ci sono stati problemi nel funzionamento.
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E’ di due ingegneri italiani residenti all’estero il progetto Seads, Sea Defence Solution per ripulire i 10 fiumi più inquinanti al mond installando nei corsi d’acqua delle barriere per fermare la plastica.
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