
L’Isola Henderson, un paradiso terrestre nel Sud Pacifico, mai toccata dall’uomo, è letteralmente ricoperta da rifiuti plastici, portati a riva dalle maree.
Era un paradiso tropicale, nel vero senso della parola. A chilometri di distanza dal più vicino segno di civiltà, le spiagge sono rimaste incontaminate da anni, tanto da ricevere nel 1988 lo stato di Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Adesso invece le spiagge assomigliano più a una discarica che a un angolo di paradiso.
Circa 18,5 tonnellate di rifiuti plastici si sono accumulati su tutta la lunghezza delle spiagge dell’isola, anno dopo anno, circa 7000 pezzi di plastica al giorno.
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Per via del suo isolamento nel mezzo del Sud Pacifico, si sa poco della provenienza dei rifiuti trovati sulle spiagge. Così nel giugno scorso un team di scienziati, ambientalisti e due giornalisti neozelandesi hanno passato due settimane sull’isola, raccogliendo 6 tonnellate di rifiuti per cercare di capire da dove arrivassero.
L’Isola di Henderson è un lembo di terra nell’ Oceano Pacifico del sud, parte dell’Arcipelago di Pitcairn. Si trova in mezzo alla terza zona protetta più grande del mondo, all’interno della quale sono proibite sia la pesca che la trivellazione dei fondali.
Il lavoro di pulizia e raccolta di rifiuti è iniziato nella zona est dell’isola, dove si è raccolta la maggior parte della spazzatura. Per prima cosa l’ ambientalista Johnny Briggs ha circoscritto un tratto di spiaggia, con lo scopo di rimuovere tutte le boe da pesca presenti in quella zona.
In totale ne sono state raccolte 1200.
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Poi è toccato ai pezzi di plastica rigida. Contenitori, bottigliette di plastica, bacinelle e ceste,copriwater e tutto quello più grande di un tappo di plastica sono stati raccolti e messi in sacconi della spazzatura.
Ogni oggetto poi veniva catalogato, pesato e registrato da Briggs e dall’esperto di riciclaggio inglese James Beard.
Nonostante la zona sia protetta, il 60% di quello che hanno raccolto è collegato alla pesca industriale.
Le boe sono circa il 40% del peso complessivo dei rifiuti raccolti, mentre corde e reti ne compongono il 20%.
Visto che la pesca è proibita in tutta l’area, la polizia neozelandese e il governo inglese stano adesso investigando per scoprire la provenienza di queste attrezzature.
Nel 2012 il governo delle Isole Pitcairn ha votato per la creazione della zona protetta intorno all’isola, ma è impotente contro le ondate di rifiuti che si spiaggiano sulle coste dell’Isola di Henderson.
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La spazzatura viene portata dalla potentissima Corrente del Sud Pacifico, una gigantesca corrente che si muove in senso antiorario attorno all’oceano.
Si pensa che la maggior parte della plastica provenga dal Sud America o dalle navi di passaggio. Ma il team ha trovato anche bottiglie provenienti dal Giappone, dalla Scozia e da Porto Rico, uno stivale prodotto in Olanda e un cappello di feltro statunitense.
Su un tratto di sabbia di 600 metri, il team ha raccolto 909 tappi,tutte però senza la bottiglia corrispondente.
“La mia ipotesi è che il PET della bottiglia è più pesante dei tappi di plastica, quindi sono semplicemente andate a fondo,” spiega Beard. “Quindi per ogni tappo che troviamo sulla spiaggia c’è una bottiglia nel fondo del mare.”
Oltre a essere inquinanti e sgradevoli, i rifiuti posso essere mortali. Oggetti di plastica a uso singolo vengono spesso trovati negli stomaci di uccelli marini e balene morte. Altre creature marine come tartarughe e pesci più piccoli rimangono intrappolate nei rifiuti,spesso fino alla morte.
I paguri dell’isola si arrampicano dentro i contenitori di plastica, rimangono bloccati e muoiono di fame sotto il sole cocente. La puzza attrae altri granchi, che subiscono la stessa fine. Un barile di pesticidi trovato sulla spiaggia conteneva i corpi di 500 creature.
Anche se il team ha rimosso tutta la plastica visibile, la maggior parte si è disintegrata diventando miniparticelle di plastica,che è poi penetrata nella sabbia. La squadra ha stimato che ci sarebbero 2000 pezzetti di microplastica per metro quadrato.
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Il tempo è peggiorato durante la spedizione, quindi il team ha dovuto lasciare la plastica raccolta sulla spiaggia, a parte alcuni campioni che sono stati portati via. Il resto è stato ammucchiato in 13 stazioni di raccolta,lontane dalla marea.
Altri 14 oggetti di plastica di grandi dimensioni sono stati lasciati deliberatamente sulla spiaggia, così che le telecamere digitali possano documentare i loro movimenti.
Il leader del Team, Brett Howell, spiega che la plastica verrà raccolta appena possibile e consegnata a dei centri di riciclaggio in Costa Rica.
Howell ha spiegato anche che l’inquinamento dell’Isola di Henderson è un memorandum sul fatto che la plastica non sparisce mai veramente del tutto. Per risolvere il problema e tenere lontani i rifiuti dagli oceani, ci deve essere un cambiamento nel’uso degli oggetti in plastica,che spesso vengono gettati via dopo un singolo uso.
“Se questa non è una sveglia sul fatto che dobbiamo cambiare le nostre catene produttive, e raggiungere un’economia circolare, non so cosa altro si aspetta“, conclude Howell.