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Plastica, in Cina stanno sviluppando un materiale in grado di autodistruggersi

Plastica, in Cina stanno sviluppando un materiale in grado di autodistruggersi

Una ricerca cinese sta sviluppando una plastica in grado di autodistruggersi in 30 giorni grazie ad un certo tipo di batteri.

Ogni anno sulla Terra 52 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono nell’ambiente. L’inquinamento provocato da questo materiale è una vera e propria emergenza ambientale. Dalla plastica poi, si possono formare le microplastiche, minuscoli frammenti che ormai si trovano ovunque negli ecosistemi ma anche nel nostro organismo.

E se invece esistesse una plastica in grado di autodistruggersi? Ci stanno lavorando alcuni ricercatori cinesi. Anche se è un lavoro che richiede ulteriori studi, la ricerca portata avanti dall’equipe di scienziati della Chinese Academy of Sciences, guidata dal biologo Chenwang Tang, accende una speranza sul tema.

Questa plastica analizzata in laboratorio si autodegrada grazie a delle spore batteriche inserite all’interno del polimero. In determinate condizioni, le spore iniziano il processo di degradamento. In poche parole, la plastica “mangerebbe sé stessa”. Se l’esperimento dovesse funzionare su larga scala, aprirebbe alla possibilità di sviluppare un nuovo materiale green con un minor impatto sull’ambiente.

La plastica tradizionale, non biodegradabile, impiega anche secoli per decomporsi. Questo nuovo polimero “vivo” ci metterebbe solo 30 giorni. La plastica usata per l’esperimento è il PCL, il policaprolattone, un polimero semicristallino sintetico biodegradabile.

“Abbiamo progettato spore di Bacillus subtilis. Le spore che erano resistenti agli stress durante la lavorazione del materiale sono state mescolate con poli(caprolattone) per produrre plastiche viventi in vari formati. L’incorporazione delle spore non ha compromesso le proprietà fisiche dei materiali”, hanno spiegato gli scienziati nell’abstract dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature.

Le spore “dormienti” si attivano solo quando la plastica inizia a degradarsi, accelerando il processo che porta poi alla decomposizione del materiale. Per arrivare a questo risultato c’era un ostacolo complesso da superare: le alte temperature a cui viene sottoposta la plastica in fase di produzione. I ricercatori sono riusciti a trovare le spore in grado di sopravvivere alle alte temperature.

La ricerca però ha sollevato anche qualche preoccupazione da parte degli scienziati. Gli studiosi temono che la plastica si possa decomporre troppo presto in certe condizioni ambientali oppure che i batteri possano “infettare” l’ecosistema una volta diffusi su larga scala.

Serviranno altri test per perfezionare la plastica che si autodistrugge. La speranza è che vengano fatti in fretta, perché il problema dell’inquinamento da plastica continua a crescere, di pari passo con la sua produzione.