La situazione è destinata a peggiorare: allerta arancione o rossa, nei vari territori, per rischio idraulico o idrogeologico.
Diverse migliaia di interventi di vigili del fuoco e forze dell’ordine, in poco più di 48 ore, nelle Regioni del Nord colpite da piogge assolutamente eccezionali. Lombardia e Veneto restano in ginocchio, ma non mancano danni e disagi anche in Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, dove le prossime ore si preannunciano altrettanto complicate.
Fortunatamente, non ci sono morti o feriti gravi, ma nelle aree interessate dalle bombe d’acqua e dall’esondazione dei corsi d’acqua c’è chi ha perso tutto. È ancora molto presto per fare la conta dei danni, che però saranno sicuramente ingenti. Diverse case sono rimaste inagibili a causa degli allagamenti e molti automobilisti sono stati tratti in salvo in extremis dopo essere rimasti bloccati nei sottopassi.
In Lombardia, negli ultimi due giorni, le province più colpite sono state Milano, Monza-Brianza, Varese, Lodi e Cremona. La situazione è migliorata nella giornata di oggi, ma nelle prossime ore è stata diramata un’allerta arancione per il rischio idrogeologico in virtù di un nuovo peggioramento delle condizioni meteo. Le esondazioni più gravi, in più punti, hanno interessato i fiumi Adda, Seveso e Lambro, oltre al canale della Muzza.
In ginocchio anche il Veneto, con le province di Verona, Vicenza, Venezia e Padova tra le più colpite: anche qui, esondazioni, allagamenti, frane, smottamenti e anche alcuni ponti crollati che hanno isolato interi centri abitati. Una situazione che non migliorerà a breve, considerando anche l’allerta rossa appena emanata dalla Protezione civile per rischio idraulico e idrogeologico.
Frane e allerta valanghe anche in Trentino-Alto Adige, dove continua a piovere ininterrottamente da diverse ore. Un nuovo peggioramento è previsto nelle prossime ore anche in Friuli-Venezia Giulia, dove è stata diramata un’allerta arancione per rischio idraulico e idrogeologico.
E mentre c’è chi ancora nega il cambiamento climatico, l’Anbi lancia un monito: di fronte ad eventi sempre più estremi e difficilmente controllabili, è necessario potenziare i bacini di espansione. Una mossa necessaria ma che rischia di rivelarsi vana poiché la gravità degli effetti della crisi climatica viaggia a velocità maggiore dell’opera dell’uomo, considerando che mediamente occorrono 11 anni per realizzare un bacino di espansione. Gli invasi attualmente esistenti e operativi, come se non bastasse, non riescono a contenere le precipitazioni che risultano in molti casi addirittura più che triplicate rispetto alla media degli ultimi 15 anni. Neanche quando i consorzi di bonifica intervengono subito con le manovre idrauliche per accelerare il deflusso delle acque e limitare i danni al territorio, spiega ancora l’Anbi.