PFAS, livelli oltre i limiti per un lotto di vongole. L’inquinamento da forever chemicals continua a preoccupare, mentre l’Ue detta limiti più severi per il monitoraggio delle sostanze chimiche eterne nelle acque.
Un lotto di vongole venduto in Italia è stato richiamato dal commercio per la presenza di PFAS oltre i limiti di legge. A renderlo noto è il Ministero della Salute sul portale dedicato al richiamo dei prodotti alimentari.
I frutti di mare nei quali è stata rilevata la presenza degli inquinanti eterni sono le “vongole del Pacifico cotte e sgusciate” surgelate del marchio Marinai venduti in buste da 120 grammi e 800 grammi. Il prodotto è confezionato dall’azienda Viet Long kien Giang Limited Company (Vietnam) e importato dalla Nai prodotti ittici.
La contaminazione delle vongole in questione richiama di nuovo l’attenzione sull’inquinamento da PFAS, le sostanze chimiche “eterne”, che ormai è presente ovunque. Oltre alle acque infatti, questi composti chimici si trovano anche nel suolo e finiscono poi in molti alimenti che consumiamo, anche attraverso gli imballaggi alimentari. L’esposizione ai PFAS dunque non avviene solamente nelle zone altamente contaminate, ma anche mangiando frutta, verdura, carne e derivati e prodotti ittici.
Su questi ultimi c’è uno studio americano condotto nel New Hampshire – tra i principali consumatori di frutti di mare degli Usa – che ha evidenziato come il consumo frequente di frutti di mare comporti una maggiore esposizione ai PFAS.
Per quanto riguarda frutta e verdura invece, è l’ONG PAN Europe a fare un quadro della situazione, tutt’altro che positivo: negli ultimi 10 anni, c’è stato un aumento del 220% delle tracce di forever chemicals in frutta e ortaggi dell’Ue.
Altri studi hanno rilevato le sostanze per-e polifluoralchiliche anche in carne (soprattutto lavorata), uova, riso bianco e caffè.
PFAS, i rischi per la salute e l’ambiente
Queste sostanze chimiche, impiegate in molti settori dell’industria per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, sono state rinominate “inquinanti eterni” perché si accumulano nell’ambiente e nell’organismo umano. Nel corso degli anni, numerosi studi hanno portato alla definizione dei PFAS, da parte dell’IARC, come sostanze “cancerogene per l’uomo”, riferendosi in particolare ai PFOA.
L’esposizione a queste sostanze infatti, può causare gravi danni alla salute. Essendo degli interferenti endocrini, i PFAS sono correlati al rischio di contrarre alcune forme di cancro femminile (utero, ovaie, seno). Sono poi associati al rischio di tumori ai testicoli, ai reni, a danni alla fertilità e possono favorire alti livelli di colesterolo.
PFAS, come limitarli nell’alimentazione
Trovandosi praticamente ovunque, i forever chemicals finiscono in molti oggetti di uso quotidiano e, come abbiamo visto, anche negli alimenti. Come evitare quindi di esporsi alla contaminazione tramite il cibo? In realtà non si può, ma ci sono alcuni accorgimenti utili per ridurre l’esposizione a queste sostanze.
Alcuni alimenti possono risultare più ricchi di PFAS, come quelli trasformati e da asporto. Cambiare le proprie abitudini alimentari, facendo attenzione alla scelta delle materie prime e alla loro provenienza, può aiutare ad evitare queste sostanze chimiche. Così come preferire gli imballaggi di vetro a quelli di plastica.
L’inquinamento da PFAS resta comunque un problema globale sul quale c’è ancora molto da fare. Di recente l’Europa ha emanato delle linee guida sul monitoraggio dei PFAS nelle acque, stabilendo dei limiti più stringenti e due nuovi parametri. Sarebbe necessario però, oltre all’azione delle istituzioni, anche una riconversione industriale che elimini queste sostanze chimiche nel processo produttivo.