PFAS in Umbria, Italia Nostra esamina un report dell’Arpa sulle acque potabili: il 72% dei campioni nell’area di Terni risulta inquinato.
L’associazione nazionale Italia Nostra ha approfondito la questione relativa all’inquinamento delle acque potabili in Umbria. L’analisi effettuata sul report di ARPA Umbria ha evidenziato che anche il “cuore verde” dell’Italia risulta contaminato dai PFAS. I cosiddetti inquinanti eterni infatti, sarebbero presenti soprattutto nella Conca Ternana, toccata massivamente dall’inquinamento dei propri pozzi.
L’area dell’Umbria meridionale è gestita dal SII (Servizio Idrico Integrato) e il 60% dei pozzi monitorati è interessata dal fenomeno. Il 72% dei campioni sono risultati positivi alla contaminazione da sostanze polifluoroalchiliche.
Per quanto riguarda le altre zone oggetto del monitoraggio effettuato dall’Arpa nel periodo 2018-2022, nella gran parte della provincia di Perugia i campiono sono risultati puliti per la zona gestita da VUS (Valle Umbria Servizi) ovvero Foligno, Spoleto e dintorni. Per quanto riguarda Umbra Acque, le contaminazioni sono due, tra Gubbio e Bastia Umbria, come si legge dalla tabella.
Inoltre, nel “Monitoraggio delle sostanze perfluoralchiliche nelle acque superficiali e sotterranee della Regione Umbria (2018-2022)” emerge come sul territorio di Terni e Narni è stata registrata la presenza non di una sola sostanza, ma di più composti chimici del gruppo.
Nonostante il report di ARPA risalga a due anni fa e sia reperibile online, i suoi contenuti non sono stati oggetto di notizie finora. L’associazione Italia Nostra ha riaperto la questione esaminando la documentazione e presentando – secondo quanto riporta Perugia Today – nuove denunce alla Magistratura riguardo lo stato di salute delle acque.
“L’ennesimo retaggio dell’industrializzazione ad alto impatto che ci portiamo dietro da decenni senza saperlo”, ha dichiarato a TeleAmbiente Andrea Liberati, esponente dell’associazione Italia Nostra.
L’obiettivo dell’associazione è di far luce su un tema – la presenza di PFAS nelle acque umbre – che è stato rilevato da anni ma di cui non si è parlato finora: “Noi siamo abituati ad esaminare, ad approfondire e poi a segnalare alle pubbliche autorità i comportamenti anomali delle gestioni pubbliche. Qui è accaduto qualcosa di assolutamente discutibile e cioè il fatto che da almeno sei anni esistono le prime rilevazioni di PFAS nelle acque potabili e nessuno aveva comunicato nulla. Questo è un grande problema che ci interroga su ‘chi controlla i controllori’. Sul fatto che la società civile potenzi il proprio ruolo e faccia di più per segnare la via di un progresso finalmente sostenibile.”, ha concluso Liberati.
Inquinamento da PFAS, linee guida più stringenti dall’Ue
Gli inquinanti eterni rappresentano un’emergenza ambientale e sanitaria che riguarda tutta l’Europa, comprese molte regioni dell’Italia.
Numerosi studi hanno rilevato che l’esposizione agli inquinanti eterni – classificati come cancerogeni per l’uomo – è associata ad alcune forme tumorali. Le sostanze per-e polifluoroalchiliche quindi, rappresentano un rischio per la salute umana, oltre che per l’ambiente, come ha spiegato a TeleAmbiente Giuseppe Ungherese, Responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia: “Negli anni sono emerse tante prove circa la pericolosità di queste sostanze per la salute. I PFAS sono noti per essere interferenti endocrini e sono associati anche ad alcune forme tumorali”.
Di recente l’Europa ha emanato delle linee guida sul monitoraggio dei forever chemicals nelle acque, stabilendo dei limiti più stringenti e due nuovi parametri. Oltre all’azione delle istituzioni e il monitoraggio nei territori maggiormente inquinati, sarebbe necessario ripensare i processi industriali affinché queste sostanze non vengano più utilizzate.