I PFAS sono dappertutto, anche nella carta igienica. E dall’allarme veleni non si salva neanche la carta riciclata, secondo uno studio statunitense.
Uno studio dell’Università della Florida lancia l’allarme sulla presenza dei PFAS nella carta igienica, anche quella riciclata.
Dall’analisi delle acque reflue globali, gli scienziati hanno identificato una nuova fonte sorprendente di sostanze chimiche che durano “per sempre”.
“La carta igienica dovrebbe essere considerata come una fonte potenzialmente importante di PFAS che entra nei sistemi di trattamento delle acque reflue”, hanno scritto gli autori dello studio.
La ricerca, pubblicata dall’Environmental Science & Technology Letters, evidenzia – con sorpresa degli stessi scienziati – una rilevante quantità di PFAS nella carta igienica. La presenza delle sostanze per e-polifluoroalchiliche contribuisce quindi all’inquinamento delle acque reflue.
Sia nella carta igienica che nei fanghi delle acque reflue analizzati nello studio, il diestere fosfato di fluorotelomero 6:2 (6:2 diPAP) è stato il PFAS più rilevato.
Nella ricerca sono stati confrontati le analisi sulle acque reflue provenienti da vari Paesi: Cina, USA, Australia, Svezia, Francia, con risultati variabili.
La conclusione dei ricercatori, in base a quanto emerso dalle analisi, è che la carta igienica dovrebbe essere una fonte potenzialmente rilevante di PFAS che entrano a contatto con le acque reflue.
PFAS, dannosi per l’ambiente e per la salute
I PFAS si trovano ormai dappertutto: in vernici, pesticidi, tessuti, stoviglie, contenitori per cibo, cosmetici. Sono anche nella pioggia e nella carta igienica. La loro presenza non è una bella notizia per l’ambiente nè per la salute.
Infatti, questi composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi, possono avere effetti nocivi sulla salute dell’uomo. Un’esposizione prolungata a questi composti chimici è stata associata ad alcuni tumori (reni, testicoli), malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa.