Giuseppe Ungherese, Responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, spiega a TeleAmbiente come sono nati i PFAS e quali sono i rischi per la salute dovuti alla loro esposizione.
Da una scoperta casuale sono nati i PFAS, i cosiddetti forever chemicals impiegati per una moltitudine di oggetti ogni giorno. Dalle padella alla carta igienica, passando per indumenti e carta forno, le sostanze per- e polifluoroalchiliche sono ormai davvero ovunque. Ma quand’è che hanno iniziato a destare preoccupazione per ambiente e salute? Ce lo ha spiegato Giuseppe Ungherese, Responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia e autore del libro “PFAS. Gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua. Storie di diritti negati e cittadinanza attiva”: “Le molecole vennero sintetizzate per la prima volta alla fine degli anni ’30, quando la DuPont voleva sintetizzare il freon, ma qualcosa andò storto e da una reazione chimica non si generò il gas ma una strana polverina bianca con proprietà miracolose: era resistente alla temperatura, agli acidi, alla corrosione, era idrorepellente e oleorepellente. Quella molecola oggi la conosciamo come teflon”.
“Negli anni sono emerse tante prove circa la pericolosità di queste sostanze per la salute. I PFAS sono noti per essere interferenti endocrini e sono associati anche ad alcune forme tumorali”, ha aggiunto Ungherese
Secondo una direttiva recepita nel 2023, nel 2026 dovremo per forza monitorare i PFAS nell’acqua potabile, qual è il motivo di questo provvedimento? È un chiaro segnale della consapevolezza delle istituzioni sui rischi degli inquinanti eterni o una decisione spinta dalle proteste di cittadini e associazioni, come quelle raccontate nel libro “PFAS gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua”?
“Anche grazie alla spinta dal basso, le autorità europee furono costrette ad intervenire. Ma non si scelse di tutelare con un valore limite la salute umana ma si scelse un valore di compromesso, che non è, di fatto, cautelativo per la salute umana.”, ha concluso Ungherese.