Home Attualità Inquinamento Pfas presenti anche nell’abbigliamento outdoor. Il nuovo studio sulle giacche per bambini

Pfas presenti anche nell’abbigliamento outdoor. Il nuovo studio sulle giacche per bambini

pfas abbigliamento outdoor

L’abbigliamento outdoor contiene Pfas, anche nelle giacche per i bambini, come dimostrato da uno studio recente.

Produrre senza Pfas si può? Parliamo degli inquinanti eterni, sostanze che hanno proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, oltre ad essere molto resistenti alle alte temperature.

Questo è il motivo per cui i Pfas vengono impiegati da anni in moltissimi settori e ad oggi sono presenti in una grande varietà di prodotti, come, ad esempio, per la realizzazione di abbigliamento tecnico e outdoor.

Il tema dell’inquinamento da PFAS è tra i più dibattuti del momento, soprattutto dopo le inchieste e gli approfondimenti televisivi in programmi come Presa Diretta su Rai 3 e le inchieste portate avanti da Greenpeace che da anni chiede al governo una legge che ne vieti la produzione, raccogliendo dati sulla presenza di tali sostanze.

Gli inquinanti eterni sono così definiti per un motivo: si accumulano nell’ambiente. Ciò comporta l’inquinamento di terreni e acqua, che finiscono per alterare gli ecosistemi e per contaminare anche l’organismo umano.

Materiale tossico nell’abbigliamento per bambini

Secondo un nuovo studio condotto dall’Associazione tedesca per la protezione dell’ambiente e della natura (BUND) con l’aiuto di altre 14 organizzazioni ambientaliste, molte giacche per l’abbigliamento outdoor dei bambini contengono pfas. La verifica è avvenuta su 56 giacche di diversi Paesi del mondo, Italia esclusa per quanto riguarda la diretta produzione, dove il verdetto è stato inquietante: il 63% conteneva Pfas.

I Pfas sono usati per i capi idrorepellenti perché molto efficaci nell’impermeabilizzare le superfici. “I Pfas contenuti nei tessuti possono anche entrare in circolazione nel nostro organismo, assorbiti dal sudore e dalla pelle, fino a circolare nel nostro sangue”, afferma il Dr. Stuart Harrad, professore di chimica ambientale all’università di Birmingham (Regno Unito) in merito ai capi impermeabili.

Negli Stati Uniti, stando a quanto riporta Safer States, la California vieterà la vendita della maggior parte dei tessuti contenenti queste sostanze, New York ne limiterà l’uso nell’abbigliamento e il Colorado li vieterà nell’arredamento. I Pfas potranno essere banditi, negli Usa, complessivamente in 35 stati.
Anche in molte lavorazioni del settore tessile, che si stima rilascino dalle 10mila alle 35mila tonnellate di Pfas ogni anno, si stanno sperimentando delle alternative.

Le aziende virtuose che producono senza utilizzare PFAS

In Germania c’è Vaude, azienda specializzata nel vestiario per gli sport di montagna, che da anni lavora per eliminare dai suoi capi le sostanze chimiche dannose. Firmando nel 2016 il Greenpeace Detox Commitment, l’azienda si è impegnata volontariamente a eliminare tutte le sostanze nocive nel suo intero processo produttivo e a produrre l’intera collezione senza PFC.

 

 

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“Dieci anni fa, ci siamo trovati di fronte a questa grande sfida per  trovare alternative prive di sostanze inquinanti. In Vaude ci siamo impegnati volontariamente e a lungo su questo tema e abbiamo dimostrato che l’attrezzatura e l’abbigliamento outdoor rispettosi dell’ambiente e privi di PFAS sono possibili“, afferma l’azienda.

A Prato in Toscana, nel più grande distretto tessile d’Italia, Daykem produce impermeabilizzanti dei tessuti senza utilizzare pfas.

Un mondo senza PFAS è possibile? Il responsabile dell’azienda  Gabriele Paoletti è fiducioso e afferma che non per tutti i capi e tessuti è necessari un’impermeabilizzazione al 100%. Quindi tra qualche anno potremmo arrivare ad un mercato Pfas free, come ha spiegato nella puntata del programma di Rai3 PresaDiretta dedicato agli inquinanti eterni.