PFAS, da Bruxelles limiti più severi per il monitoraggio delle sostanze chimiche nelle acque. Giuseppe Ungherese, Greenpeace: “Ora tocca agli enti nazionali adeguarsi quanto prima”.
La Commissione Ue ha emanato nuove linee guida su monitoraggio delle sostanze PFAS nelle acque destinate al consumo umano. L’obiettivo è accelerare il monitoraggio e l’applicazione della normativa dato che il problema dell’inquinamento da forever chemicals nell’acqua dolce è una realtà in crescita su tutto il territorio europeo. Per questo, l’invito di Bruxelles agli Stati membri è di adottare il prima possibile le linee guida elaborate in base a quanto stabilito dalla direttiva (UE) 2020/2184.
PFAS, nelle linee guida due nuovi parametri per il monitoraggio
La novità del documento “Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per-e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano” è l’introduzione di due nuovi parametri: il parametro “PFAS – totale”, per il quale vale il limite di 0,50 µg/l, e quello “somma di PFAS”, che comprende un numero limitato e definito di molecole, che destano particolare preoccupazione, per il quale vale il limite di 0,10 µg/l.
“Per la prima volta vengono dati due parametri, delle indicazioni su come misurare i PFAS totali. Oggi la maggior parte delle agenzie e degli enti pubblici si focalizza su un ristretto numero di sostanze ma sappiamo che i PFAS sono oltre 10 mila. Le linee guida danno una metodica affinché gli enti possano analizzare la presenza di tutti PFAS e vedere se ci sono nelle varie matrici ambientali che andiamo a monitorare”, ha spiegato a TeleAmbiente Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace.
PFAS, nelle nuove linee guida Ue anche i limiti per i TFA
Le nuove indicazioni potrebbero rappresentare dunque una svolta nel monitoraggio delle sostanze chimiche eterne, aggiungendo all’elenco dei PFAS da tenere sotto controllo anche l’acido trifluoroacetico (TFA).
“L’ente europeo stressa molto il ruolo dei composti a catena ultra corta, specialmente l’acido trifluoroacetico – sottolinea Ungherese –. Negli ultimi tempi, soprattutto in Europa stanno emergendo numerose ricerche che dimostrano come questa sostanza è veramente ubiquitaria e presente in quantità molto più importanti rispetto ai PFAS tradizionali che siamo abituati a cercare.”
L’Ue fa quindi un passo avanti verso la definizione dei metodi di analisi per questa classe di sostanze chimiche che comprende più di 10 mila composti diversi. “Sta ora agli enti nazionali, compresi quelli italiani, adeguarsi quanto prima per mettere in atto queste procedure di monitoraggio”, ha dichiarato Ungherese.
Gli Stati membri avranno tempo per adeguarsi ai parametri fino al 12 gennaio 2026, con la possibilità di includere nelle rispettive disposizioni nazionali valori più rigorosi o parametri aggiuntivi.
PFAS, Greenpeace: “I limiti fissati non sono cautelativi per la salute umana”
Se si procede verso limiti ai forever chemicals nelle acque più stringenti, va ricordato che sul fronte dei rischi per la salute i valori limite non sono ancora sufficienti. L’associazione ambientalista infatti, resta ancora dubbiosa rispetto ai limiti contenuti nella direttiva Ue.
“I limiti fissati non sono cautelativi per la salute umana e sono già stati superati di gran lunga dalla scienza”, ha concluso Ungherese, ricordando anche che circa un mese fa per alcune sostanze, l’Agenzia ambientale degli Stati uniti ha indicato come limite lo zero tecnico, ovvero la loro totale assenza nell’acqua potabile.