Home Attualità PFAS, INCONTRO AL MINISTERO DELL’AMBIENTE. 14 MILA CITTADINI CHIEDONO VALORI PIU’ RESTRITTIVI

PFAS, INCONTRO AL MINISTERO DELL’AMBIENTE. 14 MILA CITTADINI CHIEDONO VALORI PIU’ RESTRITTIVI

Pfas approdano sulla scrivania del Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.

Lo scorso 8 agosto, il Ministero dell’Ambiente si era detto pronto a riesaminare i valori limite allo scarico per i PFAS e per altre sostanze chimiche.

Oggi, al centro dell’atteso incontro al Ministero di Via Cristoforo Colombo, l’esame delle Linee Guida per la definizione di valori limite allo scarico per i PFAS e per altre sostanze chimiche.

Presente all’incontro anche il presidente di Legambiente Stefano Ciafani che, insieme a Piergiorgio Boscagin del circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta (Verona) e del Coordinamento Acqua Libera dai Pfas, ha consegnato al ministro dell’Ambiente Sergio Costa le firme raccolte per la petizione “BASTA PFAS” proposta da Legambiente e dal Coordinamento Acqua Libera dai Pfas.

Sono 14.306 i cittadini che chiedono di normare la presenza delle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque di falda, uniformandola ai valori più restrittivi vigenti nel mondo.
Questo tipo di inquinamento interessa tre province venete: Vicenza, Verona e Padova.

Nello specifico, i 24 Comuni inseriti dalla Regione Veneto nella cosiddetta “zona rossa”.

La maggior indiziata, secondo le analisi di Arpa Veneto, è la Miteni Spa, ex Rimar, una fabbrica chimica di Trissino.

Fabbrica tornata al centro delle cronache dei giorni scorsi, grazie all’Associazione “Mamme no Pfas” che ha organizzato cinque giorni e cinque notti in presidio fisso davanti alla Procura di Vicenza per manifestare il loro sostegno alle indagini e per chiedere la chiusura dell’Azienda Miteni.

I Pfas, acronimo di Sostanze Perfluoroalchiliche, sono una famiglia di composti chimici utilizzata prevalentemente in campo industriale.

Si tratta di acidi molto forti usati sotto forma liquida, con una struttura chimica che conferisce loro una particolare stabilità termica e li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione.

Queste sostanze, sversate nelle acque e nel terreno da più di 40 anni, hanno contaminato la seconda falda acquifera più grande d’Europa.

Ma la presenza dei Pfas, interessa l’intero territorio nazionale.

Le Agenzie regionali di protezione Ambientale di Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Sicilia e Umbria stanno infatti effettuando dei monitoraggi sui PFAS, i cui risultati attesi per la fine del 2018 consentiranno di valutare l’estensione del fenomeno e stabilire l’adozione di misure per la salvaguardia ambientale.

Il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha ascoltato per oltre due ore i rappresentanti dei comitati e delle associazioni locali, ai quali, al termine dell’incontro, ha ribadito l’impegno già preso in precedenza, ovvero di fissare limiti nazionali per i Pfas (al momento ci sono solo in Veneto).

Costa incontrerà nuovamente i comitati per fare il punto sugli sviluppi della vicenda.

“A cinque anni dalla conferma dell’inquinamento da Pfas in Veneto – scrive Legambiente – che secondo l’Arpa regionale comincia già dalla fine degli anni 70, la nostra normativa nazionale e regionale prevede limiti assolutamente insufficienti e ancora mancano limiti precisi per le matrici alimentari e per la presenza dei contaminanti in questione nei terreni”.