“Acque senza veleni”, continua la campagna di Greenpeace per mappare la presenza di PFAS nelle acque potabili.
Il lavoro di raccolta dei campioni di acqua potabile di Greenpeace continua. In questi giorni è partita la seconda parte della campagna “Acque senza veleni” che toccherà tutte le Regioni d’Italia. L’obiettivo è di creare la prima mappatura indipendente della contaminazione da PFAS a livello nazionale.
La spedizione, partita il 23 settembre, durerà cinque settimane. In questa seconda parte sono in corso i prelievi nel centro, nel sud e nelle Isole minori, aree dove spesso mancano i controlli sulla presenza dei cosiddetti “inquinanti eterni” nell’acqua potabile.
Finora, l’associazione è stata in 102 città tra Liguria, Toscana, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna.
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Nelle prossime settimane toccherà anche a Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Molise, Lazio, Abruzzo, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Sardegna. Un’occasione che Greenpeace coglie anche per incontrare i comitati locali, che in alcune Regioni lottano già da tempo contro la contaminazione da PFAS.
L’inquinamento da forever chemicals, infatti, non è un problema nuovo. Da anni nei territori del Nord Italia, in particolare in Veneto e Piemonte, cittadini e associazioni chiedono di porre fine alla contaminazione da sostanze per-e polifluoroalchiliche, pericolosa per l’ambiente e la salute delle persone.
“In Italia esistono diversi gravi casi di contaminazione, come in alcune aree del Veneto e del Piemonte, eppure i controlli ambientali promossi dalle istituzioni sono frammentari se non addirittura assenti in molte aree del Paese, mentre le analisi sulle acque potabili sono limitate solo a poche Regioni o porzioni di territorio. Questa inerzia rischia di trasformare l’inquinamento da PFAS in un’emergenza nazionale fuori controllo”, afferma Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
“Nelle prossime settimane, raccoglieremo campioni di acqua potabile anche in zone del Paese, come il Centro, il Sud e le isole maggiori, dove i controlli ambientali su queste sostanze sono spesso assenti. La nostra richiesta però è sempre la stessa, per l’intero Paese: vogliamo che le istituzioni locali e nazionali garantiscano acqua pubblica sicura per tutti, pulita e libera da veleni”, conclude Ungherese.
L’Ong si rivolge al governo e alle istituzioni locali, chiedendo di adottare quei limiti all’uso di questi composti che già sono stati recepiti dagli Stati Uniti e da diversi Paesi europei. Greenpeace chiede una legge che vieti l’uso e la produzione di queste sostanze, di cui molti studi hanno confermato la pericolosità.
Per conoscere i livelli di contaminazione e le zone più colpite si dovrà attendere l’inizio del 2025, quando l’associazione ambientalista pubblicherà i risultati della mappatura.