L’elenco dei cosmetici che contengono Pfas, le sostanze chimiche definite come inquinanti eterni secondo il giornale francese Vert.
Più di un centinaio di cosmetici venduti online presentano almeno un PFAS nella loro composizione. La denuncia arriva dal giornale francese Vert che ha condotto una ricerca sui principali rivenditori di prodotti di bellezza in Francia
Parliamo di prodotti appartenenti ai brand tra i più conosciuti dell’industria cosmetica, come le creme anti età L’Oréal, rossetti Lancôme, gli ombretti Kiko ma anche Yves Saint-Laurent Beauty, che ha aggiunto perfluorononildimeticone in una matita per gli occhi.
La sostanza trovata più spesso è il Ptfe, ovvero il Teflon delle padelle antiaderenti. Negli Stati Uniti il Teflon è associato a uno vero e proprio scandalo sanitario. Una storia che parte da un articolo uscito nel 2016 sulle pagine del New York Times, raccontata poi nel film “Dark Waters” dove al centro dello scandalo è un grande colosso dell’industria chimica, la DuPont, per aver creato, prodotto e commercializzato per anni una sostanza cancerogena, disfacendosi dei suoi residui senza nessun rispetto per l’ambiente e per la salute dei cittadini.
Il tema dell’inquinamento da PFAS è tra i più dibattuti al mondo. Ecco cosa sono i PFAS, dove si trovano e perché preoccupano così tanto per salute e ambiente.
L’elenco dei cosmetici che contengono PFAS
Tra i cosmetici contenenti PFAS segnalati dal giornale francese Vert:
- la gamma Revitalift del gruppo L’Oréal;
- la versione “drama matte” del rossetto L’Absolu Rouge di Lancôme;
- fard Blush Subtil di Lancôme (venduto sui siti di Sephora e Marionnaud);
- crema solare Fluide Minéral Teinté SPF 50+ di Avène;
- Kiko, (palette di trucco per “sopracciglia perfette in ogni occasione”, con il poliperfluoroetossimetossidifluoroetile peg fosfato, e una maschera purificante che contiene il metilperfluoroisobutiletere).
Il giornale spiega che non sono stati trovati Pfas nei prodotti a marchio Sephora, ma la catena di negozi vende molti cosmetici di altre marche che li contengono: gli ombretti di Natasha Denona (contengono Ptfe), il mascara M.A.C, la matita Charlotte Tilbury e il siero Laneige. il servizio di comunicazione di Sephora non ha risposto alle domande di Vert.
Perché l’industria cosmetica utilizza i PFAS? I PFAS sono noti per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti. Queste sostanze, infatti, vengono aggiunte ai cosmetici per levigare la pelle o per rendere questi prodotti più durevoli, spalmabili e resistenti all’acqua.
Secondo un altro studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology Letters, che ha analizzato 231 prodotti tra fondotinta, mascara, rossetti e cosmetici vari venduti in Stati Uniti e Canada, l’uso di PFAS è più frequente in quei prodotti definiti water-proof e a lunga tenuta, che possono contenere da 4 a 13 molecole per- e poli-fluoroalchiliche. Davvero pochi (solo l’8%), tra l’altro, li riportano in etichetta.
A partire dal 2026 la Nuova Zelanda bandirà l’uso di tali sostanze nei cosmetici, e sarà il primo Paese al mondo a farlo. “A causa delle lacune nella legislazione di alcuni Paesi, non tutte le case produttrici segnalano la presenza di PFAS nella lista degli ingredienti dei cosmetici. Tutto ciò incrementa i rischi per la nostra salute e per l’ambiente, visto che la contaminazione da PFAS costituisce una minaccia duratura dal punto di vista ambientale”, afferma Cristina Guarda, consigliera regionale di Europa Verde in Veneto a chiede che in Italia si colga il “segnale importante” che arriva dalla Nuova Zelanda.
App per leggere le etichette dei cosmetici
Per evitare prodotti che contengono queste sostanze allora cosa possiamo fare? Come prima cosa controllare l’elenco degli ingredienti, il famoso INCI, obbligatorio secondo le normative europee. Ci sono app che aiutano a leggere questi elenchi, ad esempio come Ecobiocontrol, ideata da uno fra i massimi esperti europei in materia, il chimico Fabrizio Zago, che ha partecipato alla definizione dei criteri di certificazione dell’etichetta Ecolabel.
Tra le altre etichette biologiche, elencate dall’Agenzia per la transizione ecologica e che escludono i PFAS dalla loro composizione, come Cosmébio, il marchio europeo di qualità ecologica, Ecocert o anche Nature & Progrès.
PFAS, dalle padelle ai tessuti, fino all’abbigliamento outdoor: ecco dove si trovano
Tessuti, pelle, tappeti ed abbigliamento, rivestimenti di carta ad uso alimentare e padelle antiaderenti. Studi recenti hanno evidenziato che i PFAS entrano a stretto contatto con la nostra pelle (e con la natura) anche attraverso l’abbigliamento sportivo per l’outdoor. Parliamo di giacche, pantaloni, scarponi che utilizziamo per le nostre passeggiate in montagna e all’aria aperta.
In questo magazine di TeleAmbiente vi spieghiamo quali aziende hanno deciso di non utilizzare più tali sostanze chimiche per la produzione di abbigliamento sportivo, dimostrando che, anche in questo settore, un mondo senza PFAS è possibile.