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I PFAS si possono trovare anche nelle cannucce

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Anche nelle cannucce di carta ci sono i PFAS. Uno studio ha analizzato le cannucce di 5 materiali diversi: si salva solo l’acciaio inossidabile.

Le cannucce in carta dovrebbero essere più sostenibili rispetto a quelle in plastica: nì. Bere dalla cannuccia di carta anziché da quella in plastica non è tanto sostenibile quanto si pensi, almeno secondo lo studio pubblicato sulla rivista Food Additives & Contaminants.

La ricerca ha analizzato 39 tipi di cannucce fatte in 5 materiali diversi (carta, bambù, plastica, acciaio, vetro), riscontrando tracce di PFAS soprattutto in quelle di carta. Oltre ad ammorbidirsi molto velocemente, le cannucce in materiali alternativi alla plastica a base vegetale vengono rese idrorepellenti aggiungendo i cosiddetti “forever chemicals”, oppure i PFAS sono già presenti nel processo industriale.

PFAS, sono anche nelle cannucce di carta. Lo studio salva solo quelle in acciaio

Dall’analisi effettuata dagli scienziati attraverso la spettrometria di massa ad alta risoluzione, è emerso che a parte quelle in acciaio inossidabile, tutte le cannucce contengono almeno uno dei 29 PFAS ricercati. Tutte quindi, anche se in concentrazioni variabili in base al materiale e al produttore, contengono l’inquinante eterno, dannoso per l’ambiente e per gli organismi viventi (uomo compreso). La sostanza più riscontrata è stato l’acido perfluoroottotannoico (Pfoa).

La presenza delle sostanze poli-e perfluoroalchiliche indica che queste cannucce non sono necessariamente biodegradabili, dato che i PFAS hanno un processo di degradazione che può impiegare anche centinaia di anni.

L’opzione migliore è quindi evitare l’uso delle cannucce e sorseggiare il proprio cocktail direttamente dal bicchiere, oppure, se non se ne può proprio fare a meno, preferire quelle in acciaio inossidabile.

PFAS nelle cannucce di carta, sono pericolosi per la salute? 

Dallo studio non è chiaro se l’uso di queste cannucce comporti l’ingestione dei forever chemicals, è bene comunque fare attenzione. I PFAS, anche se in piccole quantità, possono accumularsi nell’organismo con effetti negativi sulla salute. Sempre più studi confermano infatti la pericolosità di queste sostanze chimiche per la salute, che si trovano ormai ovunque e vengono utilizzate per produrre tanti oggetti d’uso quotidiano, dalle padella alla carta igienica.

La ricerca sta andando avanti, anche dal punto di vista degli strumenti di rilevazione dei PFAS nelle acque, che attualmente sono costosi e complessi. I ricercatori dell’Università di Birmingham in collaborazione con gli scienziati dell’Istituto federale tedesco, hanno sviluppato un nuovo modo per rilevare l’inquinamento da PFAS nelle acque basato su un sensore luminescente. 

Questo nuovo metodo sviluppato nel Regno Unito, si basa su un sistema di rilevazione dell‘acido perfluoroottanoico (PFOA), utilizzando complessi metallici luminescenti attaccati alla superficie di un sensore.

Secondo gli scienziati, finora il sensore è stato in grado di rilevare 220 microgrammi di PFAS per litro d’acqua, dato che lo rende utile all’analisi delle acque reflue industriali. Per l’acqua potabile occorrerebbe una maggiore sensibilità, così da rilevare livelli di PFAS nell’ordine dei nanogrammi.

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