Pesticidi. 7 milioni di persone a rischio.
Si tratta di sostanze di natura chimica, molto utilizzate nelle operazioni agricole di tutto il mondo per proteggere le coltivazioni dalle infestazioni degli insetti e contribuire al miglioramento della produttività agricola.
I fertilizzanti non sono pesticidi: sono sostanze utilizzate in agricoltura per arricchire il terreno di elementi nutritivi (ad esempio, azoto, fosforo, potassio) essenziali alla crescita dei prodotti vegetali.
La diffusione di questi pesticidi sulla superficie e nelle falde acquifere è da ascrivere alle precipitazioni.
Di conseguenza, le persone che vivono nelle vicinanze dei terreni agricoli sono maggiormente esposte.
Mal di testa, nausea, vertigini e crampi sono tra gli effetti negativi più acuti.
L’esposizione prolungata ai pesticidi può avere un esteso impatto negativo sulla salute neurologica, riproduttiva e dermatologica.
I pesticidi o prodotti fitosanitari sono suddivisi in diverse categorie a seconda dell’organismo contro cui sono usati, ad esempio:
- Insetticidi (combattono insetti nocivi alle colture agricole, ma anche insetti semplicemente molesti o portatori (veicoli) di malattie per l’uomo o gli animali domestici)
- Fungicidi (contrastano le malattie e le alterazioni prodotte da funghi)
- Diserbantio erbicidi (utilizzati per distruggere le erbe infestanti, o malerbe; possono comprendere anche i defolianti)
- Anticrittogamici (contrastano le malattie e le alterazioni prodotte da batteri, muffe ed alghe)
- Nematocidi (combattono i vermi del terreno o nematodi)
- Acaricidi (combattono gli acari)
- Fitoregolatori (ormoni vegetali che regolano la crescita delle colture)
Ognuna di queste categorie include sostanze o principi attivi appartenenti a diverse classi chimiche, che agiscono con meccanismi diversi.
Questo non permette di considerare i pesticidi un gruppo omogeneo di sostanze.
Composizione:
Quasi tutti i prodotti fitosanitari in commercio sono formulazioni che contengono almeno una sostanza attiva che permette al prodotto di svolgere la sua azione, alla quale sono generalmente aggiunte altre sostanze (chiamate co-formulanti) utili.
Ad esempio, per poterli sciogliere più facilmente nell’acqua (emulsionanti), per conservarne la stabilità ed efficacia o per migliorarne la penetrazione nell’organismo bersaglio (coadiuvanti).
Se da una parte questi composti chimici hanno portato all’umanità molti vantaggi come la possibilità di eliminare da alcuni territori malattie come la malaria, la malattia del sonno e la febbre gialla, oltre a favorire una maggiore produzione agricola per fronteggiare l’aumento della popolazione mondiale.
Dall’altra, rappresentano un potenziale pericolo per la salute dell’uomo e per l’ambiente.
Il termine pesticida, come tutte le sue diverse categorie (insetticida, acaricida, fungicida etc.), è caratterizzato dal suffisso –cida che significa “capace di uccidere” gli organismi che sono il loro bersaglio (insetti, acari, funghi, etc.).
Per svolgere questa funzione, devono essere in grado di interferire con strutture o funzioni degli organismi nocivi (funghi, insetti, muffe etc.), spesso presenti anche in altre specie, incluso l’uomo.
Questo fa sì che la maggior parte delle sostanze utilizzate come pesticidi possa avere effetti tossici anche su organismi che non sono il loro diretto bersaglio.
I pesticidi ideali sono quelli cosiddetti selettivi (tossici solo per gli organismi bersaglio e non per altre specie) vale a dire che, svolta la loro azione, non rimangono a lungo nell’ambiente limitando così i danni relativi all’inquinamento di acqua, aria e suolo e il conseguente loro accumulo negli organismi, incluso l’uomo.
Nell’uomo, l’esposizione a livelli tossici di alcuni insetticidi può causare effetti al sistema nervoso centrale, l’impiego di altri determinare effetti sul fegato, altri ancora sulla fertilità.
L’esposizione può essere:
- di tipo professionale, come avviene per i lavoratori coinvolti nei processi di produzione, trasporto e stoccaggio
- legata al loro impiego come accade agli agricoltori
- per la vicinanza alle zone dove i pesticidi sono utilizzati e per il loro uso domestico (essenzialmente insetticidi).
L’esposizione ai pesticidi non si esaurisce solo con i residui che possono essere presenti nella nostra alimentazione o nell’ambiente, ma comprende anche i prodotti depositati su mobili, tappezzeria e suppellettili che, in ambiente interno, possono persistere più a lungo rispetto all’esterno.
Effetti sulla salute:
- patologie metaboliche,
- patologie neurodegenerative,
- patologie polmonari,
- patologie cardiovascolari,
- patologie renali,
- malformazioni,
- disordini riproduttivi,
- patologie autoimmuni;
- danni al cervello in via di sviluppo con conseguenti deficit alla sfera cognitiva, comportamentale, sensoriale, motoria fino ad una riduzione del quoziente di intelligenza.
I rischi sono ancora più elevati se l’esposizione avviene nelle fasi più precoci della vita, a cominciare dal periodo embrio-fetale.
Inoltre, l’esposizione cronica a queste sostanze (dosi piccole ma prolungate nel tempo) possono avere effetti cancerogeni, di squilibrio ormonale e di alterazione di svariati organi e sistemi dell’organismo umano (nervoso, endocrino, immunitario, riproduttivo, renale, cardiovascolare e respiratorio).
Dal rapporto di Legambiente “Pesticidi nel piatto” risulta che in Italia il 36.4% dei campioni di frutta e verdura analizzati presenta residui di pesticidi.
Sono inoltre in aumento i campioni con residui di più di un pesticida: in oltre un terzo degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole sono presenti prodotti con multiresidui.
I pesticidi sono una presenza costante anche nelle nostre acque, soprattutto nelle zone di pianura e collina.
Nel 2014 nelle acque superficiali italiane sono stati trovati pesticidi nel 64% dei punti di monitoraggio e nel 34% del totale dei campioni.
Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati circa il 32% del totale dei punti di monitoraggio e il 25,5% del totale dei campioni. In totale sono state trovate 224 sostanze.
Ma a preoccupare maggiormente è il tempo di permanenza di queste sostanze indesiderate.
Le acque di superficie italiane risultano fortemente contaminate da prodotti vietati da tempo:
- molto diffusi i metaboliti dell’atrazina, un diserbante proibito già dal 1992 e definitivamente bandito dall’11/05/2004 (il metabolita 2-Idrossi Atrazina è ancora presente nel 66,7% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,8% di quelli delle acque sotterranee dove è stato cercato).
- Aldicarb, revocato il 22/10/2003, è segnalato nel 20,7% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali in cui è stato cercato e nell’8,8% di quelle sotterranee.