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Peste suina, Pregliasco: “Occhio ai cani”. Alleva: “Educare i cittadini”

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Dai problemi alle soluzioni, il punto degli esperti sulla peste suina africana (Psa).

Peste suina e cinghiali, tra problemi e soluzioni. L’epidemia continua a diffondersi (tre nuovi casi nella ‘zona rossa’ tra Piemonte e Liguria, per un totale di 117) e ora intervengono gli esperti a fare il punto della situazione. Tra questi, ci sono Fabrizio Pregliasco, epidemiologo dell’Università Statale di Milano, ed Enrico Alleva, esperto di comportamento animale dell’Accademia dei Lincei.

Peste suina, Pregliasco: “Attenzione ai cani”

La peste suina non si trasmette all’uomo, è una malattia virale emorragica che nei cani non si evidenzia, ma questi possono essere veicolo, anche indiretto, di diffusione“. Il monito arriva direttamente da Fabrizio Pregliasco, che invita i proprietari dei cani alla massima attenzione.
I cani possono essere contaminati da deiezioni di animali infetti e facilitare così il trasporto del virus. La peste suina è nota da due secoli: inizialmente il virus era passato da una zecca, poi si è adattato bene a queste specie animali” – ha spiegato Pregliasco ad Agorà, su Rai3 – “L’epidemia inizialmente era esplosa nell’Est Europa e da lì il virus è arrivato anche in Italia, tra suini selvatici e quelli negli allevamenti, come i maiali“.
Fabrizio Pregliasco ha poi concluso: “La riappropriazione delle città da parte degli animali aumenta la possibilità di trasmissione di malattie infettive a trasmissione fecorale, come le salmonelle. Occorre gestire adeguatamente l’ambiente e prestare attenzione all’igiene complessiva“.

Peste suina, Alleva: “Educare i cittadini”

La soluzione principale alla presenza di cinghiali e del virus della peste suina è informare ed educare i cittadini. Ne è convinto Enrico Alleva, accademico dei Lincei, che ha spiegato ad Agorà: “Una volta non si buttava via niente, ora riempiamo i cassonetti di ottimo cibo e i cinghiali, quando se ne accorgono, arrivano a frotte. Partono prima gli esemplari con una personalità più esplorativa, poi vengono seguiti da altri se per loro non ci sono pericoli“.
Se non ci fosse da mangiare per strada, il problema si risolverebbe da solo. Occorre chiudere bene i rifiuti nei cassonetti, senza lasciarli a terra, intorno” – ha spiegato Alleva, per decenni ricercatore dell’Istituto superiore di sanità – “I cinghiali spesso sono madri che allattano e cercano cibi ricchi di nutrienti, quindi il cassonetto per loro è particolarmente attrattivo. Basterebbe non rendere facilmente accessibile il cibo, perché il cinghiale non vola“.
Enrico Alleva ha spiegato anche come comportarsi con i cinghiali. “Non attaccano direttamente l’uomo, ma attenzione a non scatenare l’archetipo del predatore. Avvicinarsi con il telefono, tenendo fissa la rotta, dà il segnale che un potenziale predatore di maggiori dimensioni li sta puntando. Per questo non andrebbero filmati, ma guardati da una certa distanza” – spiega l’esperto – “Il pericolo massimo è nutrirli, altrimenti non stupiamoci se un cinghiale va incontro alla signora che esce con la spesa dal supermercato“.
Massima attenzione raccomandata anche per gli animali domestici: “In natura, il lupo è un predatore del cinghiale e il cane è un lupo addomesticato. Nelle zone in cui sono segnalati i cinghiali, è essenziale che i cani siano controllati e al guinzaglio“.

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