Perdita di petrolio nel Mar Nero, 2 petroliere russe colpite dalle onde. Si teme disastro ambientale

Petroliere russe affondate: 3mila tonnellate di petrolio. Compromesso ecosistema locale

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Le due petroliere russe che hanno subito danni nel Mar Nero hanno provocato una perdita di petrolio che provoca danni in un ecosistema già compromesso. 

Aggiornamento 19 dicembre

Un doppio incidente nel Mar Nero domenica scorsa ha causato un enorme disastro ecologico. Una petroliera russa che trasportava oltre 4mila tonnellate di prodotti petroliferi è, infatti, affondata a causa di una tempesta mentre una seconda (che trasportava più o meno la stessa quantità di combustibile) si è arenata.

Secondo le stime di Greenpeace l’incidente peggiore avrebbe causato la fuoriuscita in mare di circa 3mila tonnellate di combustibile. La contaminazione ha un’estensione notevole: almeno 60 chilometri, dal ponte di Crimea fino ad Anapa, nella regione di Krasnodar.

Una delle due navi cargo si è spezzata in due dopo essere stata colpita da una grande onda, hanno fatto sapere i membri dell’equipaggio che sono stati soccorsi. Gli incidenti sono avvenuti domenica 15 dicembre e ora la preoccupazione e che il combustibile possa essere fuoriuscito riversandosi in mare.

“Gli incidenti che hanno coinvolto le due petroliere nello Stretto di Kerch, che secondo diversi rapporti hanno entrambe oltre 50 anni di servizio, costituiscono una grave minaccia ambientale”,  ha detto Natalia Gozak, direttrice dell’ufficio di Greenpeace Ucraina.

“Il combustibile fuoriuscito sta già compromettendo l’ecosistema locale. Questo episodio evidenzia un problema ben più ampio: le attività della flotta ombra russa. La Russia impiega petroliere obsolete per esportare petrolio greggio e finanziare la guerra in Ucraina. È indispensabile che queste navi vengano aggiunte alla lista delle sanzioni dell’Unione europea”, ha poi aggiunto.

Petrolio riversato nel Mar Nero

Domenica, la petroliera Volgoneft-212, lunga 136 metri e registrata a San Pietroburgo, si è spezzata in due al largo della costa orientale della Crimea occupata, a circa 8 chilometri dallo stretto di Kerch.

Colpita da un’onda gigantesca, la nave si è rotta nella sua parte centrale, recentemente saldata dopo una ristrutturazione che ha unito la prua e la poppa. Il risultato è stato un’enorme frattura, che ha fatto inclinare la prua verticalmente fuori dall’acqua. Immagini drammatiche mostrano la scia nera di petrolio che si allarga sulla superficie del mare, alimentando timori per l’impatto ambientale.

A bordo della petroliera c’erano 15 persone. Nonostante un’operazione di salvataggio che ha coinvolto elicotteri Mi-8 e rimorchiatori, almeno un membro dell’equipaggio ha perso la vita. Dodici persone sono state evacuate, di cui due in condizioni gravi.

La nave trasportava 4.300 tonnellate di mazut, un combustibile pesante e altamente inquinante. La quantità effettiva di carburante disperso in mare non è ancora stata comunicata, ma il rischio di contaminazione delle acque è elevatissimo.

A peggiorare la situazione, poco dopo l’affondamento della Volgoneft-212, una seconda nave, la Volgoneft-239, ha avuto problemi nello stesso tratto di mare. Questa petroliera, costruita nel 1973, si è arenata a soli 80 metri dalla costa, vicino al porto di Taman. Fortunatamente, il suo carico di 4 tonnellate di combustibile non sembra essere stato rilasciato, ma le operazioni di evacuazione del suo equipaggio di 14 persone sono state interrotte a causa delle condizioni meteo proibitive.

Perdita di petrolio in un ecosistema già sotto pressione

Il Mar Nero è una delle aree marine più sensibili dal punto di vista ecologico e politico. Già gravemente danneggiato dai conflitti militari nella regione, l’ambiente marino soffre gli effetti combinati dell’inquinamento e delle operazioni belliche. L’affondamento della petroliera rappresenta l’ennesima minaccia per una biodiversità compromessa.

Coem ha spiegato il Guardian, la presenza di mazut nelle acque del Mar Nero potrebbe causare danni irreversibili alla fauna marina. Gli esperti sottolineano che il petrolio può distruggere habitat cruciali per molluschi, pesci e mammiferi marini. Negli ultimi anni, si è registrato un aumento delle morti di cetacei, tra cui delfini tursiopi e focene. Nel solo 2022, circa 1.000 cetacei sono stati trovati morti, spesso a causa di inquinanti e attività umane legate al conflitto.

Le autorità russe hanno aperto due inchieste penali per indagare sulle violazioni delle norme di sicurezza che potrebbero aver causato l’incidente. Tuttavia, l’uso di navi obsolete, come dimostrano i 55 anni di servizio della Volgoneft-212, pone seri dubbi sulla gestione delle operazioni marittime. La petroliera era stata recentemente sottoposta a lavori di manutenzione, ma il risultato è stato un tragico fallimento strutturale.

Dall’Ucraina, le critiche non si sono fatte attendere. Dmytro Pletenchuk, portavoce della marina ucraina, ha accusato Mosca di “negligenza criminale”, sottolineando che l’uso di vecchi tanker in condizioni di tempesta rappresenta una violazione delle regole operative.

Le implicazioni future

Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato la creazione di un gruppo di lavoro per coordinare le operazioni di soccorso e ridurre l’impatto dello sversamento di carburante. Tuttavia, l’efficacia delle misure di contenimento resta incerta, considerando le difficoltà logistiche e le condizioni meteo sfavorevoli.

L’incidente sottolinea l’urgenza di rafforzare le normative internazionali sulla sicurezza marittima, soprattutto in aree politicamente instabili come il Mar Nero. Mentre le autorità cercano di minimizzare i danni, l’episodio mette in luce i rischi di una gestione inadeguata delle risorse marine e l’impatto devastante delle attività umane su un ecosistema già fragile.

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