Grandi brand del lusso continuano a produrre borse con pelli esotiche. La ragione? Grandi margini di guadagno a discapito del benessere animali. Le immagini dell'associazione animalista PETA.

Pelli esotiche, le borse a caro prezzo e non solo per le nostre tasche

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Grandi brand del lusso continuano a produrre borse con pelli esotiche. La ragione? Grandi margini di guadagno a discapito del benessere animali. Le immagini dell’associazione animalista PETA.

Borse realizzate con pelli esotiche, coccodrillo e pitone, borse a caro prezzo e non solo per le nostre tasche.

Produrre costosi “accessori” di moda con la pelle e la pelliccia di animali, uccisi e torturati, come mostrano le immagini diffuse dall’associazione animalista PETA (People for the Ethical Treatment of Animals).

Se da una parte molti brand hanno eliminate le pellicce dalle loro collezioni grazie alla spinta della società civile, dall’altra molti mantengono ancora le pelli esotiche. La ragione? Grandi margini di guadagno. Una borsa di coccodrillo può arrivare fino a 25mila euro. Un guadagno ma sulla pelle di chi? Questo è l’oggetto dell’inchiesta di “Indovina chi viene a cena”, il programma di Rai3 condotto da Sabrina Giannini.

Coccodrilli e serpenti sono stati banditi dalle sfilate della London Fashion Week. Il British Fashion Council ha raggiunto, infatti, un nuovo storico traguardo, dopo aver già bandito dalle passerelle londinesi le pellicce animali.

L’annuncio lo ha dato, David Leigh-Pemberton, Vicedirettore per le Policy del BFC (British Fashion Council), spiegando che si tratta di una decisione assunta dall’Institute of Positive Fashion del BFC nell’ambito delle scelte di sostenibilità e responsabilità sociale e ambientale. David Leigh-Pemberton ha già anche anticipato che il prossimo possibile traguardo saranno le “piume”.

David Leigh-Pemberton annuncia LFW fur-free: no pelliccia e pelli esotiche.

La London Fashion Week, quindi, ha consolidato così la sua posizione di settimana della moda più sostenibile, mentre Milano, Parigi e New York ad oggi non hanno adottato nessun tipo di limitazione verso i brand nell’uso di materiali animali.

La protesta di PETA  alla Milano Fashion Week

Vestita da pitone, con un abito lungo oltre tre metri, un’attivista dell’associazione PETA si è adagiata su un tavolo “insanguinato” in Piazza Mercanti, Milano, accanto a uno striscione con la scritta “Le pelli esotiche uccidono”, nel primo giorno dedicato alla Fashion Week.

L’azione fa parte della campagna della Peta che chiede agli organizzatori dell’evento di bandire dalle passerelle le pelli di serpenti torturati e di altri animali selvatici. “Chiediamo alla settimana della moda di Milano – scrive Mimi Bekhechi, vicepresidente di Peta per l’Europadi restare al passo con le tendenze, tenendo questa crudeltà estrema lontana dalle passerelle, come ha fatto il British Fashion Council alla settimana della moda di Londra, e sollecitando le persone compassionevoli di tutto il mondo ad abbracciare l’utilizzo di materiali vegani di lusso che lascino gli animali in pace”.

Si legge in una nota dell’associazione che un elenco “crescente di case di moda di fascia alta, tra cui Altuzarra, Burberry, Chanel, Diane von Furstenberg, Jean Paul Gaultier, Paco Rabanne, Victoria Beckham e Vivienne Westwood, hanno vietato l’uso di pelle di rettili e di altri animali selvatici nelle loro collezioni, e molti altri stanno offrendo opzioni di pelle vegana realizzata con ananas, funghi, mele, cactus e altri materiali innovativi”.

@petauk This week at #MilanFashionWeek, a giant ‘snake’ slithered onto the scene to expose the horrifying truth: behind every python bag and belt is an animal who was bludgeoned, cut open, and often skinned alive. Top designers like @Burberry @ChanelOfficial and @Victoria Beckham ♬ home – .diedlonely & Jay Karin

Sempre PETA, a settembre 2024, ha manifestato contro il noto brand di lusso Gucci, acquistato da François-Henri Pinault, CEO di Kerin. La campagna è stata ideata a fronte della “promessa non mantenuta” da parte di Pinault, rappresentato nei poster come Pinocchio. Precedentemente uno degli uomini più ricchi della Francia aveva affermato di voler collaborare con PETA per porre fine “al violento massacro di pitoni utilizzati per fare i suoi accessori”. Ma ciò non è mai avvenuto.

La show girl Elisabetta Canalis, sostenitrice di lunga data degli animali, ha collaborato con PETA per esortare i seguaci della moda e gli stilisti a rinunciare ai prodotti realizzati con pelli di animali esotici.

Il dossier “Pelli esotiche” della LAV

Le certificazioni sono sufficienti a garantire che un capo, comprato anche a caro prezzo, sia stato realizzato rispettando la dignità dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e il benessere degli animali?

L’argomentazione più utilizzata per giustificare l’utilizzo di pelle ricavata da animali “esotici” è che si tratta di “sottoprodotto della industria alimentare”. Dal dossier “Pelli esotiche” pubblicato da LAV nel 2022, emerge chiaramente come i pochi standard industriali (le cosiddette “Certificazioni Responsabili”) che dovrebbero rassicurare brand e consumatori circa l’eticità del trattamento degli animali (coccodrilli, alligatori, caimani, serpenti, struzzi, ecc.) allevati o catturati in natura, in realtà mancano totalmente di trasparenza (i protocolli gestionali non sono resi pubblici).

Nonostante l’Industria della moda proponga queste pelli come “by-product”, la produzione di pelle di rettili è la finalità commerciale primaria delle catture di 10 specie su 25, e secondaria per altre 13 specie. Ciò a dimostrazione che l’Industria della moda ha un significativo impatto sullo sfruttamento di questi animali selvatici.

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