Ogni volta che un paio di jeans viene lavato rilascia oltre 50mila microfibre che finiscono in acqua. Usando cotone biologico e certificato è possibile realizzare jeans ecologici che consentono di affrontare questa problematica. E’ quello che fa un’azienda di Bergamo, Par.co Denim, che ci ha raccontato la sua mission e cosa vuol dire oggi essere un’azienda sostenibile.
Indossare jeans per moda o comodità può essere una scelta con un impatto ambientale non indifferente. Ma un’azienda di Bergamo, Par.co Denim, ha deciso di realizzare jeans ecologici utilizzando solo cotone biologico, riducendo nettamente le emissioni e i consumi di acqua, eliminando le sostanze tossiche e pericolose, rendendo i capi più salutari per chi li indossa.
Par.co Denim è stato fondata nel 2014 con l’idea di creare un brand che produca jeans di alta qualità, in Italia, in modo sostenibile. Ripensare la filiera produttiva dei jeans vuol dire applicare politiche di sostenibilità nella scelta delle materie prime, degli accessori, dei fornitori, dei collaboratori e dei partner.
A raccontarci la storia di Par.co Denim Matteo Parimbelli, co-founder, responsabile prodotto e R&S e Fedora Agosti, Sustainability Ambassador.
Come e dove nasce la vostra azienda?
La nostra filiera è concentrata nella provincia di Bergamo dove lavoriamo con piccoli artigiani riuscendo a gestire tutta la produzione in un’area compresa tra i 30 e 40 km dalla nostra sede. Siamo partiti dall’idea di trovare un modo per essere sostenibili non solo in termini di materie prime ma anche come approccio ai fornitori, all’intera filiera e puntando su una produzione locale.
Ogni volta che un paio di jeans viene lavato rilascia oltre 50mila microfibre che finiscono in acqua ed arrivano fino agli oceani. Come affrontate questa problematica con i vostri jeans?
Utilizzando cotone biologico e certificato senza la presenza di materie e fibre sintetiche, che sono le principali responsabili di questo rilascio di microfibre, già il problema viene in qualche modo attutito e controllato. Inoltre,selezioniamo jeans tinti con indaco naturale eliminando la parte sintetica di sostanze dannose. Come brand ci teniamo poi a comunicare ed educare il consumatore che il jeans non è assolutamente un capo che va lavato dopo ogni utilizzo e che bisogna stare attenti alla temperatura a cui viene lavato.
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L’industria della moda è tra le più inquinanti al mondo. Cosa vuol dire oggi lavorare nel campo della moda sostenibile e in che modo farlo correttamente?
Par.co Denim dal momento della fondazione si è subito impegnata a intraprendere un percorso di applicazione di politiche di sostenibilità in tutti gli step, dalla scelta del tessuto alla produzione, costruendo una catena produttiva italiana, corta e locale. Nel rapporto con i fornitori e collaboratori si instaurano dei rapporti di mutua fiducia.
Come combattere la fast fashion?
Istruendo le persone a capire il valore che c’è dietro ad un capo. In ottica fasta fashion, oltre alla qualità medio scarsa, il punto è anche di quanto viene sfruttata la filiera produttiva per un capo. Gli abiti non dovrebbero durare pochi mesi, dovremmo riconsiderare la nostra voglia di consumismo.
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Anche nel campo della moda ci sono le cosiddette aziende che praticano greenwashing, come riconoscerle?
Sono molto diffuse soprattutto tra i brand più forti che possono permettersi campagne di comunicazione con budget elevati. Il greenwashing è un fenomeno che riesce a diffondersi nella moda perché ancora non esistono degli standard condivisi e delle regolamentazioni a livello internazionale. Come consumatori dobbiamo andare oltre, non fermarci al claim, al logo verde, ma seguire il sito web, i social e trovare quegli indizi che ci fanno capire che veramente quell’azienda si sta impegnando seriamente ad essere disponibile. I consumatori devono essere “consumattori”, conoscere le certificazioni e cosa è il made in Italy. Non è facile ma sempre più persone stanno per fortuna prendendo parte a questo cambiamento positivo.