Home Attualità PARADISE PAPERS. ANCHE IL PRINCIPE CARLO NELLO SCANDALO FISCALE

PARADISE PAPERS. ANCHE IL PRINCIPE CARLO NELLO SCANDALO FISCALE

Roma. Si allarga lo scandalo papers tra i reali britannici. Come la madre, anche il principe Carlo d’Inghilterra avrebbe investito milioni di sterline in società offshore. Nel portafoglio del Principe, anche quote della compagnia Sustanaible forestry management (Sfm) con sede alle Bermuda, gestita da un suo milionario amico di vecchia data e acquistate dal reale nel 2007.

La società fu creata nel 1999 per il commercio di carbon credit (crediti di emissione), con l’obiettivo di generare “ampi guadagni investendo nelle foreste tropicali e subtropicali”. Secondo il Guardian online, il Principe avrebbe investito segretamente sui terreni per “proteggerli dalla deforestazione”. La parlamentare laburista Margaret Hodge ha richiesto “più trasparenza su tutti gli investimenti del Ducato di Cornovaglia e un maggiore controllo dal Tesoro”, per evitare coinvolgimenti del principe “nelle decisioni di investimento”.

Si chiama “Paradise Papers” ed è la nuova denuncia dell’International Consortium of Investigative Journalists (Icij). 13,4 milioni di file tra cui email, accordi commerciali e documenti bancari che confermano i traffici di denaro verso fondi nei paradisi fiscali offshore. Sulla lista dei coinvolti ci sono 120 nomi famosi, tra questi anche quello della regina Elisabetta II e del campione di F1 Lewis Hamilton.

380 giornalisti di 67 paesi e circa 100 testate hanno analizzato i documenti arrivati da due società offshore, Appleby e Asiaciti Trust, e dai registri di 19 paradisi fiscali. Tra i paradisi fiscali che ospitano le due società, anche le Isole Cook, Hong Kong, Panama e Samoa. Solo per la Appleby si contano 7 milioni di documenti, nel periodo tra il 1950 e il 2016. Come per i Panama Papers del 2016, hanno reso pubblici i risultati dell’inchiesta il Guardian, New York Times, Le Monde, Süddeutsche Zeitung e l’Espresso.

Proprio il Guardian ha messo al centro dello scandalo Hamilton, che avrebbe esportato 16,5 milioni di sterline nei conti offshore dell’isola di Man. Il campione mondiale si sarebbe anche fatto rimborsare l’Iva sull’acquisto di un jet privato, per un rimborso totale di 3,3 milioni di sterline. L’operazione è stata spacciata per un leasing ed è concessa in Gran Bretagna solo se a scopo commerciale. Immediata la difesa di fronte alle accuse: “Essendo uno sportivo mondiale che paga tasse in un vasto numero di Paesi, Lewis si affida a un team di consulenti professionisti nella gestione dei suoi affari.”

Dopo l’ex premier Cameron, nel mirino delle inchieste anche Buckingham Palace. Sua Maestà d’Inghilterra avrebbe investito 10 milioni di sterline in un fondo offshore alle isole Cayman, con la garanzia non solo delle imposte zero, ma anche dell’anonimato. A gestire gli investimenti della regina è Ducato di Lancaster, per un totale di 500 milioni, insieme al Ducato di Cornovaglia.

Dalle dichiarazioni del Ducato di Lancaster, le decisioni di investimento sarebbero prese dai promotori finanziari cui il denaro era affidato, ma non c’è alcuna prova del coinvolgimento diretto della Regina.

Nell’occhio del ciclone sono finite aziende, capi di stato, rappresentanti del mondo politico, dello spettacolo, del cinema e dello sport, che avrebbero nascosto le proprie ricchezze in conti segreti, in un escamotage per non pagare le tasse. Tra i nomi più noti spiccano anche Madonna e il leader degli U2 Bono, il co-fondatore di Microsoft Paul Allen, la regina Noor di Giordania, il tesoriere del primo ministro canadese Justin Trudeau, il finanziere George Soros e l’ex generale e comandante supremo della Nato in Europa Wesley Clark, oltre a colossi come Twitter, Apple e Nike.

Dai documenti segreti sono stati rivelati anche rapporti d’affari tra la Russia di Putin e il segretario al commercio di Trump Wilbur Ross, per investimenti offshore dello stesso Ross tramite una società di navigazione.

Proprio lo scorso anno lo stesso scandalo coinvolse l’ex premier britannico Cameron, scatenando migliaia di manifestanti che si riunirono in protesta davanti casa del primo ministro per chiederne le dimissioni.

Come risponderà Sua Maestà alle accuse?

In Inghilterra intanto il capo dell’opposizione britannica Jeremy Corbyn ha chiesto le scuse della Regina e l’autorizzazione per un’indagine pubblica sull’evasione fiscale.

“Se una persona molto ricca vuole eludere le imposte nel Regno Unito e metter il suo denaro in un paradiso fiscale, chi è danneggiato? – ha detto Corbyn, alla conferenza annuale della Confindustria britannica – I nostri ospedali, le nostre scuole, la vita, sono tutti danneggiati, questi servizi pubblici e il resto della popolazione deve pagare per controbilanciare il deficit”.