È l’attivista vietnamita Thai Van Nguyen, il vincitore del Goldman Environmental Prize, un riconoscimento internazionale definito più volte il Nobel per l’ambiente. Il premio, gli è stato riconosciuto per aver salvato dai contrabbandieri oltre 1.500 pangolini, richiesti soprattutto in Asia sud-orientale per le presunte proprietà curative delle scaglie della loro corazza.
Il Pangolino, unico rappresentante dell’ordine dei folidoti, era un animale poco noto ai non addetti ai lavori fino all’anno scorso.
Nel 2020 infatti, il pangolino è stato sospettato di essere l’animale “ponte” che aveva permesso al virus Sars-Cov-2, all’origine del Covid-19, di passare dai pipistrelli all’uomo: una possibilità ormai scartata dagli scienziati e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Secondo un dossier dell’intelligence americana rilasciato da poco, sembra che l’agente patogeno sia sfuggito da un istituto di virologia della città cinese di Wuhan, primo epicentro della pandemia.
Tesi rafforzata da un video del 2017, diffuso giorni fa dall’emittente Sky News Australia, che mostra esemplari di pipistrelli conservati vivi nelle gabbie dell’istituto.
Fino ad oggi infatti, l’Oms aveva negato che questi animali si trovassero nell’edificio in quelle condizioni.
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Nonostante sia in vigore un divieto internazionale, il pangolino resta l’animale più cacciato e trafficato illegalmente al mondo.
Proprio la particolare situazione dell’animale, hanno spinto l’attivista 39enne a fondare, nel 2014, l’associazione Save Vietnam’s Wildlife.
Da tre anni, l’organizzazione dispone anche di un’unità speciale anti-bracconaggio, in collaborazione con il governo di Hanoi e altre ong.
Dal 2018 a oggi sono oltre 9mila le trappole letali distrutte e 558 i cacciatori illegali arrestati.
