L’ozono minacciato dagli incendi boschivi

Gli aerosol causati dagli incendi più vasti, nei diversi strati dell’atmosfera, possono causare reazioni chimiche diverse nell’ozonosfera. 

Negli ultimi 40 anni, gli ingenti sforzi per ridurre il buco dell’ozono sembrano aver dato lentamente i loro frutti. Il Protocollo di Montreal è stato un rarissimo, se non unico, caso di impegno totale a livello globale per ridurre gli effetti dell’impatto dannoso dell’uomo sull’ambiente. Il trattato, firmato nel 1987, e le sue successive revisioni, hanno visto la partecipazione attiva di tutti i Paesi del mondo che si sono impegnati a eliminare gradualmente la produzione di quelle sostanze responsabili dell’impoverimento dell’ozonosfera, a cominciare dai gas clorofluorocarburi (CFC), molto utilizzati in passato soprattutto in prodotti spray o per elettrodomestici come frigoriferi e congelatori.

I primi risultati positivi erano arrivati solo pochi anni fa: il monitoraggio dell’ozonosfera, barriera naturale della Terra contro le radiazioni ultraviolette nocive, aveva dimostrato che il buco dell’ozono si stava significativamente riducendo. Ora, però, arriva una notizia allarmante: alcuni ricercatori cinesi, tedeschi e statunitensi, hanno scoperto uno strano legame tra i grandi incendi boschivi, in particolare quelli che devastarono l’Australia tra il 2019 e il 2020, e lo strato di ozono.

Nello studio, pubblicato su Science Advances, viene scoperto e analizzato uno strano meccanismo: gli aerosol assorbenti presenti nel fumo degli incendi, come il black carbon, possono causare enormi vortici carichi di fumo, capaci di estendersi per migliaia di chilometri e persistere per mesi, finendo nella stratosfera e influenzando lo strato di ozono in modi diversi a diverse altitudini.

Nei vari strati dell’atmosfera, infatti, le reazioni chimiche appaiono piuttosto eterogenee e questo può causare sia una riduzione che un aumento dell’ozono. E se i grandi e devastanti incendi boschivi diventano sempre più frequenti anche per via del cambiamento climatico, i ricercatori suggeriscono una continua vigilanza, onde evitare che i grandi sforzi messi in campo negli ultimi decenni vengano resi vani.