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Trovato morto l’orso bruno marsicano investito in Abruzzo

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In un primo momento, sembrava che l’animale fosse uscito indenne dall’impatto. Poi la terribile scoperta diverse ore dopo. 

Sembrava essersela cavata, almeno stando alle prime informazioni diffuse dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Invece per l’orso bruno marsicano investito da un’auto nella notte tra lunedì e martedì non c’è stato nulla da fare: l’animale è stato trovato morto qualche ora più tardi.

L’incidente

L’incidente era avvenuto sulla strada statale 690 Sora-Avezzano, all’altezza dello svincolo per Canistro. Una strada, conosciuta anche come superstrada del Liri, che attraversa la Valle Roveto, habitat naturale dell’orso bruno marsicano in quanto corridoio naturale tra il Parco nazionale d’Abruzzo e il Parco regionale dei Simbruini. I carabinieri, ricevuta la segnalazione al 112, hanno allertat il servizio veterinario della Asl che a sua volta ha chiesto il supporto del veterinario del Pnalm, il dottor Leonardo Gentile. Giunti sul posto, i veterinari hanno visto l’orso allontanarsi autonomamente nel buio di un fitto cespuglio e, dopo un nuovo avvistamento poco dopo l’alba, non avendo notato tracce di sangue, avevano creduto che l’animale fosse in buone condizioni. “Si è alzato e si è allontanato dalla scarpata dove aveva trovato riparo dopo l’incidente, osservato dai guardiaparco e dal veterinario giunti sul posto” – aveva spiegato Luciano Sammarone, direttore del Pnalm – “Ci sono tanti orsi sul territorio è stato impossibile stanotte capire di quale si trattasse. Monitoreremo la zona per vedere che succede“.

La scoperta della morte

L’orso, apparentemente un esemplare maschio di circa 20 anni, è stato però trovato morto nel primo pomeriggio dal personale del Pnalm. La carcassa è stata trasferita all’Istituto zooprofilattico di Teramo, dove le analisi stabiliranno le cause della morte e l’identità dell’orso tramite il dna.
L’investimento e la morte dell’orso bruno marsicano nei pressi di Canistro ricorda tristemente la morte di Juan Carrito, esemplare amatissimo in tutto l’Abruzzo e non solo. Anche per questo, l’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) ha annunciato di voler presentare un esposto sull’incidente: “C’è preoccupazione per la fauna selvatica, è necessario costruire, come chiedono da anni gli animalisti, ponti erbosi per consentire il passaggio degli orsi e di altri animali selvatici senza mettere a repentaglio ogni volta la loro vita e quella degli automobilisti“.

L’annuncio del Pnalm

È stato il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a spiegare l’accaduto. “Monitorato dai guardiaparco e dai carabinieri forestali proprio per vedere se si riprendeva o se, come succede per noi, anche nelle ore successive ad un incidente, il quadro clinico peggiorava, verso le 12.30 l’orso è risceso sulla strada e ha iniziato a dare segni di sofferenza. Sintomi che non aveva in mattinata ma che evidenziavano il peggioramento del quadro clinico” – spiega il Pnalm sui social – “L’equipe veterinaria del Parco ha optato per la cattura, per verificare le condizioi complessive e valutare le soluzioni da adottare, come da prassi, nei soggetti politraumitazzati. Dopo aver sedato e stabilizzato l’animale, si è potuto constatare che non aveva fratture evidenti degli arti né fuoriuscite di sangue, anche se il monitoraggio dei parametri vitali testimoniava un quadro clinico molto grave che nel giro di poco tempo ha portato alla morte dell’orso“.
Giovanni Cannata, presidente del Pnalm, ha dichiarato: “La perdita di un altro esemplare di orso per incidente riporta con forza il richiamo alla cautela quando si percorrono le strade dve vive il plantigrado. Dobbiamo assolutamente invertire la curva che vede le attività antropiche come causa maggiore di morte degli orsi marsicani“.

L’orso aveva 20 anni

Aveva circa 20 anni l’orso investito e morto alcune ore dopo in Abruzzo: lo si evince dalla dentatura consumata. In attesa delle analisi all’Istituto zooprofilattico di Teramo, i veterinari del Pnalm hanno esaminato la carcassa scoprendo anche una dermatite cronica molto diffusa. “I segni molto diffusi, intorno al viso e sulle zampe. La dermatite è una manifestazione di tipo dermatologico degli orsi bruni in generale, non invalidante ai fini della sopravvivenza stessa” – spiega il Parco – “Nella popolazione di orso bruno marsicano sono stati segnalati casi di dermatite cronica attribuita alla presenza di un parassita (pelodera strongyloides) dai primi anni ’90“.

L’orso bruno marsicano sempre più a rischio

Più piccolo, e meno aggressivo di altre sottospecie di orso, l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è tipico dell’Abruzzo e di altre zone limitrofe nel Centro Italia. Proprio alcune peculiarità del suo carattere, insieme alla poca disponibilità di cibo nel proprio habitat, lo hanno reso sempre più vicino all’uomo e portato a frequentare sempre di più i centri abitati. Anche per questo, non mancano avvistamenti e, purtroppo, anche gli incidenti e addirittura le uccisioni, come nel caso dell’orsa Amarena quasi un anno fa. Nonostante l’impegno del Pnalm e di altre aree protette limitrofe, questo orso tipico dell’Appennino centrale è sempre più a rischio: in tutto, restano, secondo le stime, poco più di 50 esemplari.