Operazione “Ghostnets”, 30 reti fantasma recuperate nei mari siciliani

Era pari a un grattacielo di 100 piani l’estensione totale delle 30 reti fantasma recuperate dai nostri mari ad una profondità di 40-60 metri nelle coste siciliane tra Augusta e Siracusa.

La rimozione delle reti fantasma è un risultato reso possibile dall’operazione Ghostnets che ha consentito l’ispezione di 60mila metri quadrati di fondale. A condurre le operazioni Ispra che sta realizzando il progetto finanziato dal PNRR denominato MER (Marine Ecosystem Restoration).

Reti a strascico, da posta, grovigli di cime, lenze e nasse sono state eliminate dagli operatori così come diverse specie protette rimaste intrappolate sono state liberate.

L’operazione nasce dalla legge Salvamare del 2022 che ha definito le reti abbandonate e recuperate come rifiuti urbani da riciclare o smaltire e quindi ha consentito un corretto smaltimento prima impossibile se non con costi molto elevati.

Tali reti sono diventate un problema a causa dei materiali sintetici utilizzati che non permettono loro di essere degradabili come quelle in canapa. Una volta rotte diventano reti fantasma e continuano ad intrappolare flora e fauna marina. Posidonia marina, coralligeno e fauna marina sono le principali vittime di queste reti.

Con questa operazione, centinaia di metri quadrati di habitat pregiati potranno gradualmente tornare a “respirare” e favorire la ricolonizzazione da parte delle specie marine circostanti. “Questa campagna di recupero è un grande passo avanti per la tutela dei nostri mari – spiegano i ricercatori di ISPRA – ma rimane fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza tra gli operatori del settore e continuare a investire in tecnologie e politiche di prevenzione”.

Le reti recuperate quando possibile saranno riciclate contribuendo così all’economia circolare e riducendo l’impatto ambientale dei rifiuti marini.

Le operazioni hanno previsto prima una mappatura dei fondali grazie ad apparecchiature come “Multibeam per la batimetria, Side Scan Sonar per l’individuazione di oggetti sommersi e ROV per la raccolta di immagini e dati in tempo reale”.

Gli Operatori Tecnici Subacquei sono stati supportati da due imbarcazioni per il recupero e lo stoccaggio delle reti. I sub “si immergono tramite una “stage” o “gabbia” collegata alla nave di supporto e restano costantemente in contatto con la superficie attraverso un “cordone ombelicale” multifunzione (fornisce aria o miscele respiratorie, comunicazioni audio/video e assistenza). Una volta localizzate le reti, gli operatori le sganciano dal fondale, tagliandole se necessario in sezioni maneggevoli, per poi fissarle a cavi o sagole che consentono di sollevarle con un verricello fino in superficie.” 

Il progetto è stato realizzato con il supporto della RTC Ghostnets (CASTALIA, CONISMA e MAREVIVO)