Home Attualità Politica ONE PLANET, PARIGI. MACRON: “DOBBIAMO MUOVERCI”

ONE PLANET, PARIGI. MACRON: “DOBBIAMO MUOVERCI”

Parigi. Sulla lotta al surriscaldamento globale il presidente francese Marcon lancia la sua sfida. A Parigi lunedì si sono riuniti 55 capi di stato e di governo in occasione del One Planet Summit, di cui Macron ha preso la guida. Al “no” di Trump all’obiettivo degli accordi di Parigi di salvare il pianeta dai cambiamenti climatici, il presidente francese ha ribattuto con una versione nuova del noto slogan americano, “Make Our Planet Great Again”, rendiamo il nostro pianeta di nuovo grande.

Il vertice si è tenuto nel giorno del secondo anniversario degli Accordi di Parigi, che grazie anche alla grande mano dell’Onu avevano permesso di raggiungere un compromesso a livello internazionale. Ma Macron vuole la svolta e ha deciso di riunire nuovamente i Paesi più determinati per dare il via alla mobilitazione.

Non andiamo abbastanza in fretta – ha sottolineato Macroned è un dramma.” Per le conseguenze dei cambiamenti climatici, “tra 50 o 60 anni, 5, 10 o 15 dei capi di stato presenti oggi saranno scomparsi con le loro popolazioni”. Se l’obiettivo iniziale era il contenimento della temperatura terrestre entro i 2°C, oggi siamo sulla strada per il superamento dei 3°C e per gli impatti catastrofici che questo comporterebbe.

Tra le soluzioni più note c’è il passaggio alle rinnovabili. Una salvezza, certo, ma a che costo?

Dalle stime dell’Agenzia internazionale dell’Energia, l’investimento da fare nel settore energetico ammonterebbe a 3500 miliardi di dollari l’anno per i prossimi trent’anni e solo per mantenere la temperatura entro i 2°C. E le stime di New Climate Economy hanno parlato addirittura di 90 mila miliardi di dollari di investimento.

Le intenzioni sono le migliori, ma in quanti sceglieranno di metterci queste somme?

Gli Stati Uniti lo hanno fatto espressamente, ma a dichiarare tacitamente un’uscita ci sono anche paesi come Cina, India o Canada, che hanno snobbato il summit francese. E se si parla di emissioni inquinanti, i dati di questi Paesi non sono poi tanto distanti da quelli statunitensi.

Molte parole, ma pochi fatti. Intanto, il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, ha reso chiara la sua posizione contro le energie fossili. Dal 2019 dal suo istituto non partirà più alcun finanziamento per la produzione di gas e petrolio. Nella lista dei buoni propositi, anche 12 “Clim-acts”, una serie di interventi base da attuare per prevenire e rispondere alle conseguenze estreme su clima e ambiente.
In lotta contro il surriscaldamento, anche il settore dei privati. Dal gruppo assicurativo Axa, nessuna garanzia per progetti di “costruzione di centrali a carbone né di estrazione di sabbie bituminose”. 315 milioni di dollari invece saranno donati dall’ex capo Microsoft Bill Gates per la ricerca contro il surriscaldamento e le sue conseguenze sul settore agricolo. E proprio l’imprenditore informatico ha ribadito la “leadership mondiale” di Macron, schierato in prima fila per la difesa del clima.

L’iniziativa francese avrà successo? Nell’attesa di scoprirlo, il termometro sale.

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