Omolesbobitransfobia, dopo il coming out il 48% subisce violenza in famiglia

Omolesbobitransfobia, dopo il coming out il 48% subisce violenza in famiglia

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Si celebra ogni 17 maggio la Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia. Quest’anno la ricorrenza arriva in un clima che vede la comunità LGBT+ attaccata su diversi fronti a livello globale. Nel mondo ancora 72 Paesi sanzionano come reato penale l’omosessualità.

La Giornata ricorda la data del 1990 in cui l’omosessualità è stata rimossa dall’elenco delle malattie mentali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A partire da quel momento l’omosessualità venne definita come “una variante naturale del comportamento umano”.

Come riportato da Arcigay, l’Italia ha perso un altro punto percentuale nella Rainbow Map 2025 di ILGA-Europe, il rapporto che misura il rispetto dei diritti LGBTQIA+ in Europa: “dal 25% del 2024 si scende al 24%, collocando il Paese al 35° posto su 49, appena sopra l’Ungheria, ma dietro a Grecia, Cipro e Albania.”

In Italia i dati raccolti da Gay Help Line 800 713 713 e dalla chat Speakly.org  che hanno raggiunto 21 mila contatti nell’ultimo anno, confermano una situazione drammatica: il 65% delle persone che si sono rivolte al servizio ha subito violenza o discriminazione, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente (53%)”, dichiara Alessandra Rossi, Coordinatrice Gay Help Line.

Tra le violenze quella subita in famiglia dopo avere fatto coming out ovvero dopo avere dichiarato il proprio orientamento sessuale, è la più diffusa e avviene nel 48,7% dei casi

In crescita anche gli episodi di minacce e molestie (28,2%), aggressioni fisiche (12%) . Le rapine a sfondo omotransfobico si attestano al 3,4%, con un forte impatto su donne transgender.

Nella maggior parte dei casi le vittime non sporgono denuncia, solo il 12,8%, ciò a causa della mancanza di leggi specifiche che tutelino dalla violenza omolesbobitransfobica e dal fatto che una denuncia comporterebbe di fatto un coming out per chi non ha fatto questo passo sul lavoro o in famiglia. Queste difficoltà comportano spesso dei disturbi sulla salute mentale “Il 30,3% delle persone seguite ha riportato sintomi di ansia, isolamento e disperazione, e il 10,8% ha dichiarato di essere stato sottoposto a “terapie di conversione”. Si tratta di terapie senza alcuna base scientifica che sostengono di potere cambiare l’orientamento sessuale o di genere con un lavaggio del cervello e spesso avvalendosi dell’uso di violenza.

Sul piano sociale, il 34,5% ha vissuto situazioni di emergenza abitativa, perché allontanati dalla famiglia o marginalizzati perché LGBT+,  il 10,8% ha richiesto supporto per la ricerca di lavoro, in un contesto ancora segnato da discriminazioni sistemiche (31,4% dei casi, con punte del 41,1% per le persone trans e non binarie).

Crescono anche i casi di bullismo omotransfobico, saliti all’8,5% (+2,5%), “con una tendenza all’autocensura da parte delle vittime e un aumento dell’isolamento sociale e dei pensieri suicidari tra gli adolescenti LGBT+.”

Il prossimo 17 maggio alle 14:00, a Roma, in Piazzale Ostiense, si terrà una manifestazione con la discriminazione:

 

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Il numero della Gay Help Line è: 800 713 713

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