Tra il maggio del 2015 e l’aprile del 2017, 4 mila ettari di foresta pluviale a Papua, la provincia indonesiana situata sull’isola oceanica della nuova Guina, è stata distrutta per fare spazio alle piantagioni di olio di palma.
Parliamo di un’area equivalente alla metà di Parigi.
E questo è solo uno dei tanti casi.
Olio di palma, Kellogg’s modifica la produzione dopo il successo della petizione di due bambine
L’olio di Palma, presente in gran parte dei prodotti che acquistiamo (dalle merendine ai cosmetici, dai prodotti per le pulizie al biocarburante), è una materia prima a basso prezzo per le multinazionali che lo commerciano.
Un prezzo non così conveniente per il nostro Pianeta.
Per poter espandere in maniera indiscriminata le piantagioni di palma da olio, le torbiere vengono drenate, le foreste vengono bruciate e gli animali perdono il loro habitat naturale.
Oltre 190 specie a rischio in Indonesia e Malesia.
Olio di palma a sorpresa diventa carburante per le automobili
Ma a rischio c’è anche la salute di chi vive soprattutto in Indonesia e Malesia, che da sole coprono oltre l’80% della produzione mondiale di Olio di palma, perché chi lavora queste terre è vittima di sfruttamento ed esposto a pericolosi pesticidi.
Queste piantagioni inoltre, sorgono su terreni che le multinazionali sottraggono – a volte anche con la violenza – alle popolazioni locali.
Ogni anno, in Indonesia, tra giungo e ottobre si ripropone la stagione del fumo ‘Musim kabut’: colpa degli incendi che vengono usati dall’industria dell’olio di palma per distruggere torba e foreste in modo da ampliare le coltivazioni.
Ogni anno, gli alberi vengono prima abbattuti, poi le torbiere vengono drenate ed infine le foreste vengono bruciate e completamente rase al suolo per far posto alle piantagioni di palma da olio.