Olio d’oliva, in 15 anni -38% di produzione Made in Italy

Per le sorti dell’olio d’oliva è giunto un momento decisivo. In 15 anni l’Italia ha perso più del 30% del raccolto di olive e il 38% della produzione. La scelta adesso è tra la svolta o il lento declino.

Confagricoltura e Unapol hanno organizzato un convegno sul futuro della filiera dell’olio d’oliva. Il quadro è allarmante, sono 5 i paesi che producono più olio, Spagna, Turchia,
Tunisia, Grecia e Italia, ultime in questa classifica con oliveti vecchi e poco competitivi. A tenere è soltanto il prezzo dell’olio extravergine d’oliva. Senza un intervento strutturale i paesi della Sponda Sud del Mediterraneo prenderanno il posto dell’Italia, avvertono le associazioni. Per rispondere a questo allarme il Masaf ha annunciato la creazione di un Tavolo Olio che coinvolgerà tutti gli attori della filiera.

Tiziana Sarnari, analista di mercato ISMEA ha spiegato i risultati ancora parziali dell’annata 2024: “I dati di questo settore ci dicono in fondo due cose. Uno è che i prezzi hanno sostanzialmente tenuto, quindi non c’è stato il calo che vediamo per gli altri paesi competitor. Parliamo di extravergine perché invece sul lampante che è più “commodity” il calo è esattamente come negli altri paesi. Il calo della Spagna ha trascinato verso
il basso tutti gli altri prodotti dello stesso segmento.
Sull’extravergine non è stato così. E quindi questo discriminante della qualità ci sembra abbastanza importante.”

 

Ha partecipato all’incontro Mirco Carloni, Presidente Commissione Agricoltura della Camera che ha ricordato la recente approvazione in Commissione Agricoltura di una risoluzione per dare un atto d’indirizzo al governo su questa materia: “Che cosa dobbiamo raggiungere come obiettivo, come sistema paese? Di fare aumentare la percezione della qualità del prodotto che è già di altissimo livello, fare in modo come è stato fatto per il vino, che gli organismi produttori, che le consorzi di tutela riescano a fare azioni sia di investimento anche in tecnologia ma anche investimenti di promozione. Quindi queste due visioni strategiche sono ampiamente condivise dal Parlamento e adesso la palla passa al governo”

Riguardo la promozione del prodotto Carloni continua: “L’azione sul mercato interno è necessaria perché ci sono dei prodotti che escono come extravergine di oliva, talvolta anche con prezzi che sono al di sotto dei costi di
produzione, quindi qualche riflessione va fatta. Ci sono dei temi di contraffazione, per esempio penso al tema dell’oliva tenera ascolana per cui per esempio la famosa oliva ascolana che è uno
dei prodotti più conosciuti al mondo della gastronomia italiana non sempre rispecchia quelli che sono i dettami del consorzio di tutela dell’oliva ascolana. Quindi c’è un tema anche nazionale ma certamente la vera opportunità è riuscire a collocare un
prodotto di alta fascia nei mercati internazionali ad alto valore aggiunto. Questa è la vera sfida del sistema italiano.”

“Oggi abbiamo ribadito il nostro impegno nel rafforzare la collaborazione con Confagricoltura – ha affermato Tommaso Loiodice, presidente di Unapol – confermando l’importanza di unire le forze per affrontare le criticità del settore olivicolo. L’eccessiva frammentazione delle aziende e la necessità di garantire un valore equo all’olio extravergine italiano sono sfide che richiedono visione e cooperazione. Formazione, innovazione e adeguamento alle nuove tecnologie sono le chiavi per dare slancio a un comparto storico, ma bisognoso di rinnovamento. Insieme, Unapol e Confagricoltura possono offrire risposte concrete per il futuro dell’olivicoltura italiana”.