Organizzato dal deputato e responsabile Energia di Fratelli d’Italia alla Camera, Riccardo Zucconi, l’incontro tra politici, aziende ed esponenti della ricerca ha permesso il confronto sulle potenzialità dell’energia atomica in Italia. La strada è ancora lunga e nel mix energetico nazionale c’è anche la possibilità di incrementare la quota non solo del nucleare, ma anche di alcune fonti rinnovabili meno conosciute, su cui l’Italia appare colpevolmente in ritardo rispetto ad altri Paesi europei.
Un grande dilemma da risolvere, quello del nucleare sostenibile. Puntare sulle nuove tecnologie risponde alla duplice necessità di abbattere i costi dell’energia e di accelerare sulla transizione energetica e sulla decarbonizzazione, ma occorre in primis scegliere la via da percorrere. Se l’energia nucleare da fusione appare ancora molto lontana, c’è chi vorrebbe tornare, anche in Italia, al ricorso alla fissione. Le tecnologie sono più avanzate e garantiscono maggior sicurezza rispetto al passato, ma insieme alle opportunità ci sono anche incertezze e criticità di vario tipo.
Anche per questo, Riccardo Zucconi, deputato e responsabile per l’Energia di Fratelli d’Italia alla Camera, ha organizzato, nella Sala della Lupa di Montecitorio, una conferenza dove esponenti politici e istituzionali si sono confrontati con i rappresentanti delle aziende, degli enti di ricerca e del mondo accademico. Fermo restando che la tecnologia più pulita e avvincente, quella della fusione nucleare, potrà essere realtà solo oltre le tappe prefissate dagli obiettivi di decarbonizzazione, si punta alla fissione di quarta generazione.
Con le possibilità offerte dai reattori modulari, sarà comunque difficile raggiungere gli obiettivi intermedi di decarbonizzazione. Ed è anche per questo che diversi esponenti politici di maggioranza, nei loro interventi anche da remoto, hanno sottolineato l’importanza di adottare un mix energetico nazionale che, oltre al nucleare, includa anche fonti di energia rinnovabile di cui l’Italia dispone ma su cui non si è puntato abbastanza, come l’idroelettrico e il geotermico. Un ritardo, rispetto ad altri Paesi europei, da recuperare indipendentemente dal nucleare più o meno sostenibile.
“Ci sono tre tipi di tecnologie per il nucleare. La prima è la fusione, che sarebbe la migliore possibile da realizzare. Poi ci sono vari tipi di piccoli reattori modulari: guardiamo con grande interesse, ma aspettiamo di avere dei riscontri scientifici riguardo agli advanced modular reactors, che sono davvero di quarta generazione, perché gli small modular reactors sono piccoli ma sono sempre a fissione ‘tradizionale’. Gli AMR, invece, consentirebbero addirittura di riutilizzare le scorie nucleari come combustibile. Di fatto, si entra in un altro mondo” – ha spiegato l’onorevole Riccardo Zucconi – “Oggi ascoltiamo ciò che ci dicono le aziende e la scienza, c’è anche un professore del Politecnico come Marco Ricotti a rappresentare la ricerca e l’università. È una vera e propria squadra che dobbiamo ascoltare per poi poter scegliere o dare indicazioni come governo e come partito“.
“Sui reattori modulari ci sono stati ritardi, ma soprattutto per quanto riguarda i reattori più grandi in Paesi come la Finlandia, la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Questo succede soprattutto perché l’Occidente non è più abituato a costruire grandi reattori. Le stesse tecnologie vengono realizzate, abbastanza nei tempi e nei budget, in Cina, in Corea del Sud, in Russia e negli Emirati Arabi Uniti” – il punto di Marco Enrico Ricotti, docente di Impianti nucleari al Politecnico di Milano e presidente del Consorzio CIRTEN (Consorzio Interuniversitario per la Ricerca Tecnologica Nucleare) – “Gli small modular reactors invece potrebbero dare un’opportunità in più per costruire impianti nucleari ma in tempi più ridotti e con complessità meno elevate, spostando la costruzione più in fabbrica che direttamente sul sito“.