Manca sempre meno alle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo Governo. Mentre impazza il totoministri, ci sono pochi dubbi sulle emergenze che dovrà affrontare presto l’Esecutivo che sarà guidato da Giorgia Meloni. A TeleAmbiente parla Nicola Procaccini, europarlamentare e responsabile del Dipartimento Ambiente ed Energia di Fratelli d’Italia, per fare il punto della situazione a poche ore dall’incontro tra le delegazioni e Sergio Mattarella.
Onorevole Procaccini, partiamo dal Ministero della Transizione ecologica: meglio un tecnico o un politico? La competenza sull’energia resterà al MiTe o sarà trasferita allo Sviluppo economico?
“Di questo tema si sta occupando personalmente la presidente Giorgia Meloni con gli alleati, non sto seguendo la questione ma la distinzione tra tecnico e politico è abbastanza sottile. Quello che è importante è trovare la persona giusta al posto giusto. Conosco personalmente Giorgia Meloni da tanti anni e vi assicuro che per lei la cosa più importante è la competenza, a maggior ragione in un periodo così difficile.
Non credo che si possa scindere l’energia dall’ambiente nell’immediato, perché per farlo servirà modificare alcune disposizioni di legge“.
Uno dei favoriti per il MiTe sembra essere Gilberto Pichetto Fratin di Forza Italia…
“È uno dei nomi usciti in questi giorni, non posso confermare perché non mi occupo della questione. Posso solo dire che dal punto di vista economico è una persona estremamente competente e anche questo servirà per risolvere la questione energetica“.
La prima emergenza da affrontare è la crisi energetica e il caro bollette. Avete già quantificato le risorse da sbloccare? Una soluzione, che non può non essere a livello europeo, potrebbe essere un debito comune?
“A livello nazionale si può fare ben poco per interrompere le speculazioni nel mercato dell’energia. Non possiamo continuare a finanziarle, perché incrementano il debito pubblico italiano e non risolve il problema in modo strutturale. Solo l’Unione europea può e deve intervenire in tal senso. Ci sono troppe divisioni: Germania e Olanda, ad esempio, impediscono di trovare soluzioni comuni, come quella del tetto al prezzo del gas, il disaccoppiamento dall’energia elettrica e l’acquisto congiunto. Siamo già in ritardo di mesi, ma il prezzo del gas in questi giorni è crollato per il semplice fatto di una discussione su uno stop alla speculazione. Possiamo recuperare risorse dall’emissione di titoli europei, come era accaduto con il Recovery Fund“.
Price cap per il gas: la Commissione europea lo propone solo per quello russo, altri Paesi, tra cui l’Italia, lo chiedono generalizzato. La posizione del futuro Governo è in linea con quella attuale o ci sono margini di discussione?
“Ad oggi non è stato adottato neanche il price cap al gas russo perché la Germania teme una crisi nell’approvvigionamento. In queste ore si parla di un tetto dinamico, che sia temporaneo e legato ad una pluralità di indici e non solo al Ttf di Amsterdam. Una soluzione di ripiego, ma meglio del nulla ottenuto fino ad oggi, nonostante le pressanti richieste del Governo Draghi e di altri 15 Governi europei su 27 Stati membri.
Posso dire solo che la politica energetica non può cambiare continuamente, ha bisogno di continuità nel lungo termine e non può cambiare a ogni umore elettorale. La politica energetica è una questione troppo seria e dovrebbe essere zona franca rispetto al dibattito politico contingente, si possono avere idee diverse ma va discussa ogni 20-30 anni, non ogni 20-30 giorni. Giorgia Meloni lo sa bene ed è in contatto costante con Mario Draghi e Roberto Cingolani proprio per garantire una transizione ‘dolce’, non brusca e traumatica, su un argomento così centrale e delicato“.
Roberto Cingolani, per voi, potrebbe essere un tecnico da inserire in un ruolo di Governo?
“Ho molta stima di lui, ma per sua stessa ammissione è finito il tempo dei tecnici. Per quanto disponibile a collaborare con il prossimo Governo, non ha intenzione di ricoprire un ruolo di Governo. Della questione si sta occupando la presidente Meloni e non io, non so neanche se ci sia stata un’offerta, ma Cingolani è una persona molto stimata anche a livello internazionale“.
Che soluzioni propone Fratelli d’Italia per la crisi energetica e per il cambiamento climatico? C’è unità di intenti con gli alleati?
“L’emergenza climatica è un fatto, non un’opinione. Possiamo discutere solo su come contrastarla e come contenere le conseguenze. L’approccio non può che essere globale, se pensiamo che le emissioni totali di CO2 dell’intera Ue non arrivano al 10%, mentre ci sono Paesi maggiormente inquinanti, ad esempio la Cina prevede di aumentarle nei prossimi anni.
Per quanto riguarda le conseguenze, sono già fra di noi: penso alle Marche, l’ultimo di eventi sempre più estremi e frequenti che resteranno con noi per diverse generazioni. Ma penso anche a quanto accaduto in Pakistan: prima una siccità senza precedenti, poi alluvioni mai viste prima con migliaia di morti e decine di migliaia di sfollati. Ed ora c’è una grave crisi sanitaria, aggravata dal fatto che ora, paradossalmente, manca l’acqua.
Dobbiamo contrastare le conseguenze della crisi climatica quanto prima, in Italia dobbiamo pensare soprattutto al dissesto idrogeologico. Serve una Commissione analoga alla De Marchi, che decenni fa aveva mappato le aree maggiormente esposte per convogliare i primi interventi dove necessario. Questa è una delle priorità del nuovo Governo e del nuovo Parlamento“.
Lei sarebbe disponibile ad un ruolo nel futuro Governo, se non come ministro, magari come sottosegretario?
“Io sono un europarlamentare e ho un ruolo nella Commissione Ambiente ed Energia che mi impegna già molto ed è di grande prestigio. Resto a disposizione di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, se mi chiedesse di ricoprire un determinato ruolo lo farei certamente“.