“Nella lotta ai cambiamenti climatici il consenso del popolo non è necessario”, secondo Ultima Generazione

Gesualdo Busacca di Ultima Generazione ha detto a Rapporto Mondo su TeleAmbiente che la strategia del collettivo climatico non si basa sul consenso da parte dei cittadini. 

Dopo ogni azione da parte degli attivisti climatici di collettivi come Ultima Generazione ed Extinction Rebellion una parte dell’opinione pubblica si chiede: ne vale la pena? 

Ha senso, cioè, bloccare le strade, gettare vernice sui monumenti o zuppa sui vetri protettivi dei quadri per mantenere alta l’attenzione sulla crisi climatica?

Oppure questo tipo di azioni spostano l’attenzione dalla causa – la lotta al riscaldamento globale – all’azione stessa?

Critiche alle quali ha risposto a Rapporto Mondo su TeleAmbiente Gesualdo Busacca, attivista di Ultima Generazione.

In generale i cittadini hanno “una teoria del cambiamento che è basata sul consenso. Cioè noi pensiamo che le rivoluzioni e i cambiamenti radicali avvengono per il consenso della popolazione ma la storia ci dice che non è così”, spiega Busacca.

Affinché si possa avere una rivoluzione è necessaria “una piccola minoranza che combatte in maniera non violenta ma determinata per cambiare le cose. Ce lo dicono le suffragette e il movimento per i diritti civili in America”, continua Busacca. “Questo è l’unico modo che abbiamo per far breccia nell’opinione pubblica e per creare un dibattito”. 

Busacca, però, ammette che le azioni disturbanti – ma sempre non violente – che caratterizzano il modus operandi del collettivo sono solo una prima fase della strategia.

Noi facciamo questo perch vogliamo attirare l’attenzione. Poi quando riusciremo a mobilitare numeri più alti ci prenderemo le strade e le piazze. Stiamo già iniziando un processo deliberativo per creare assemblee popolare e quindi rinnovare la democrazia”, ha poi concluso.

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