Esiste un’alternativa alle microplastiche utilizzate in ambito cosmetico. Sono i granuli di cellulosa ideati da Naturbeads, una startup con l’obiettivo di sostituire le particelle inquinanti con un materiale più sostenibile.
Giovanna Laudisio, amministratore delegato di Naturbeads, startup con sede a Bath, nel Regno Unito, ha raccontato a TeleAmbiente com’è nata l’idea delle microsfere di cellulosa in alternativa alle microplastiche primarie.
“Noi ci occupiamo di prevenire l’inquinamento da microplastiche primarie. Molte persone non sanno che le microplastiche vengono aggiunte a prodotti con i quali vengono in contatto tutti i giorni, come cosmetici, detergenti, vernici. Le particelle vengono utilizzate anche in agricoltura e per applicazioni scientifiche. Il problema è che queste microplastiche – più piccole dello spessore di un capello – se aggiunte ai detergenti come quelli per la lavatrice, l’acqua del lavaggio finisce negli impianti di trattamento delle acque. Questi impianti non sono stati creati per filtrarle, quindi i frammenti finiscono in fiumi e oceani”, spiega la dott.ssa Laudisio.
L’applicazione dei granuli è perfetta per il settore cosmetico, ma può essere impiegata anche per quello delle vernici o del pellame. Anche in queste aziende, infatti, le microplastiche vengono ampiamente utilizzate nelle fasi produttive.
“Il nostro primo mercato di riferimento è quello della cosmetica. Prima di tutto perché c’è già una messa al bando dell’Ue che prevede che nell’arco dei prossimi 5/7 anni i produttori di cosmetici non potranno più utilizzare le microplastiche. Nei prodotti cosmetici questo inquinamento deve essere prevenuto perché sono un ‘single use’: metto il trucco la mattina, lo tolgo la sera e le microplastiche finiscono nel lavandino”, racconta l’AD di Naturbeads.
“Le microsfere di cellulosa sono state testate con successo in tutti questi campi. Saranno i primi settori in cui contiamo di sostituire le microplastiche. Stiamo continuando a fare ricerca e sviluppo e stiamo lavorando ad applicazioni in campo biomedico. Stiamo lavorando con le più grandi aziende di prodotti di cosmetica, ma anche aziende per vernici e per la concia delle pelli. Loro testano il nostro materiale nei loro prodotti e dopo diversi anni e varie fasi di ottimizzazione, siamo arrivati ad un punto in cui le aziende ci hanno chiesto di iniziare a produrre grandi quantità di microsfere di cellulosa”, continua Laudisio.
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Solo per i cosmetici, secondo l’Ue ne vengono utilizzate tra le 4 mila e le 14 mila tonnellate ogni anno. È da qui che la startup vuole iniziare a prevenire l’inquinamento causato dai microscopici frammenti: “L’obiettivo è di sostituirle con la cellulosa, un materiale rinnovabile e sostenibile, in grado di biodegradarsi nell’ambiente in circa un mese. Il vantaggio di questo progetto è che le aziende sono forzate a cambiare e la risposta per il nostro prodotto è stata molto positiva”, conclude Laudisio.