Ecco i risultati del monitoraggio sul gas Radon nella Regione Lazio

Tabella dei Contenuti

La dottoressa Alessandra Sciarra (Ingv) a TeleAmbiente: “Abbiamo presentato i nostri risultati alle amministrazioni pubbliche così che possano fare lavori di bonifica”

È terminata nella Regione Lazio l’attività di monitoraggio del radon, un gas assai presente in Italia e potenzialmente pericoloso per la salute umana.

Il monitoraggio ha visto protagonisti diversi enti tra cui l’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

“Il radon – ha spiegato a TeleAmbiente la dottoressa Alessandra Sciarra, responsabile del Laboratorio di geochimica dei fluidi dell’Ingv di Roma – è un gas nobile, il più pesante di tutti i gas nobili. Ma soprattutto è un elemento radioattivo”. 

Esso, ci spiega Sciarra, ha una vita piuttosto breve, meno di 4 giorni. Poi si trasforma in qualcosa di diverso. Ed è ciò in cui si trasforma che preoccupa maggiormente gli scienziati

“L’ultimo prodotto della catena del decadimento del radon è il piombo 210. Questo ha un’emivita di circa 22 anni ed è pericoloso. La maggior parte del radon che noi inaliamo viene naturalmente rilasciato durante il processo di respirazione quindi non ci sono problemi. Ma una piccola parte rimane all’interno dei polmoni dove poi diventa piombo 210″. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’inalazione del radon la seconda causa di tumori ai polmoni, ai bronchi e alla trachea dopo il fumo.  

Pesticidi in agricoltura, la strage silenziosa: ogni anno 385 milioni di avvelenamenti e 11mila decessi 

Radon, un problema italiano

In Italia l’attenzione sulla presenza del radon deve essere più alta che in altri paesi. E questo a causa della sua conformazione geologica.

“L’Italia – spiega la dottoressa Sciarra – è uno dei quei posti caratterizzati da formazioni vulcaniche. E il rilascio di radon avviene soprattutto dove ci sono fratture del terreno”. 

Da questo punto di vista le regioni italiane più esposte al rischio sono il Lazio, la Lombardia, il Friuli-Venezia Giulia e la Campania.

Gli studi che hanno riguardato la Regione Lazio rientrano in un progetto – LIFE-RESPIRE (Radon rEal time monitoring System and Proactive Indoor Remediation) in cui l’INGV è partner – iniziato già qualche anno fa.

“Si tratta di un sistema di monitoraggio in tempo reale del radon e di un sistema di remediation ossia di bonifica”, spiega Sciarra.

“Abbiamo deciso di studiare delle aree che avessero un potenziale geogenico diversi. Quindi abbiamo trovato tre comuni da coinvolgere: il comune di Caprarola in provincia di Viterbo a elevato potenziale geogenico; il comune di Celleno sempre nel viterbese a medio potenziale geogenico e infine il comune di Ciampino vicino Roma a basso potenziale geogenico”. 

Nei tre comuni sono state fatte diverse centinaia di misurazioni di radon, sia all’interno delle abitazioni private, sia negli uffici pubblici e scuole, sia nelle acque.

“In questo modo – conclude la dottoressa – abbiamo costruito per ogni singolo comune la mappa del potenziale geogenico. E successivamente siamo stati in grado di portare queste mappe che abbiamo costruito alle autorità locali aggiungendo anche delle indicazioni per avviare una bonifica”.

Verso l’addio in Europa del Sulfoxaflor, il pesticida killer delle api

Pubblicità
Articoli Correlati