L’avorio vegetale è un materiale ecologico che ha moltissimi utilizzi nel mondo dell’artigianato. Nel campo dell’abbigliamento, per esempio, si utilizzava per creare bottoni. La startup di moda UMA Miami ha ripreso questa idea ecologica e l’ha inserita nel suo progetto
L’avorio vegetale inizia ad essere utilizzato nel 1800 al posto dell’avorio degli elefanti per produrre principalmente i bottoni: circa il 20% di tutti i bottoni negli Stati Uniti infatti, venivano realizzati con questo materiale prima che la plastica prendesse il sopravvento.
Ma da cosa proviene? Questo materiale viene ricavato dai semi di una palma, la Phytelephas macrocarpa che cresce nella foresta pluviale del Sud America. L’avorio vegetale – conosciuto anche come taguan nut, corosso o corozo – una volta essiccato assume il tipico colore che ha anche l’avorio di origine animale ed è molto duro. Può essere facilmente lavorato e tinto e ciò lo rende adatto alla produzione, oltre che di bottoni, di dadi, manici di posate, penne gioielli, pezzi degli scacchi e altri piccoli oggetti.
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E la piccola startup UMA Miami Apparel, un’azienda di slow fashion che utilizza la tecnica della tessitura andina per i suoi prodotti di abbigliamento ma soprattutto i bottoni biologici!
“La produzione dei nostri bottoni biologici è un processo lungo e arduo che prevede la modellatura, la cottura e la tintura della noce di tagua dopo che è stata raccolta dalla palma d’avorio ecuadoriana”. Si legge sul sito del brand di Miami, che proprio della cultura di questa città e dell’amore per la conservazione artigianale ne ha fatto la sua identità.
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Ciò ha portato la giovane azienda di moda a lavorare con gli artigiani di Otavalo – una città dell’Ecuador – che utilizzano tecniche di tessitura tramandate da migliaia di anni e con l’avorio vegetale. UMA Apparel raccoglie l’avorio vegetale dalla palma d’avorio ecuadoriano da una città portuale sulla costa dell’Ecuador dove crescono sulla Ivory Palm. Dopodiché i semi vengono essiccati al sole, affettati e modellati in bottoni, praticando e colorandoli con prodotti vegetali organici.
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Articolo di Silvia Becattini