Tassare gli abiti dei brand di fast fashion. Avviene in Francia. Questa proposta di legge si potrebbe replicare anche in Italia? Intervista all’onorevole Emma Pavanelli.
Il fenomeno del fast fashion, al quale sono collegati noti brand come Shein, H&M, Zara, Temu, Primark, è uno dei principali responsabili dell’impatto ambientale legato al settore del tessile.
Ma in Italia sarebbe possibile tassare i brand di fast fashion per i loro prodotti? Lo abbiamo chiesto all’onorevole Emma Pavanelli, portavoce MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati Commissione attività produttive.
“Credo sia molto difficile far passare un messaggio di questo tipo quando in Italia ancora non c’è la consapevolezza che abbiamo un grosso problema. –afferma l’onorevole Pavanelli a TeleAmbiente – Mancano delle normative che stiamo aspettando da alcuni anni. Non c’è ancora questo concetto nell’immaginario collettivo, questo senso di avere una responsabilità. Uno pensa, voglio acquistare un paio di jeans perchè me lo dovresti vietare o incrementare i costi? Serve che i media ne parlino, anche se siamo in ritardo rispetto ad altri paesi come l’Inghilterra e la Francia“.
E aggiunge: “Queste imprese devono comunque prendere una decisione, essere molto più sostenibili, specie con i diritti dei lavoratori. E’ importante anche per il consumatore sapere che quello che acquista sia stato fatto con criteri di legalità e sostenibilità ambientale, e che non abbia un fine vita nell’inceneritore, ma un recupero delle materie prime seconde”.
Cosa prevede il disegno di legge in Francia?
Il disegno di legge in Francia si compone di tre articoli. Il primo prevede che, in tutti gli e-commerce, accanto al prezzo, vengano inseriti dei messaggi che incoraggino al riuso e alla riparazione e diano informazioni sul loro impatto ambientale. Poi viene introdotta la tassa, che si basa sul principio di EPR, cioè responsabilità estesa del produttore, che è responsabile di tutto il ciclo di vita del prodotto, dalle materie prime usate al suo smaltimento. Infine, un articolo che limita la pubblicità che incoraggia all’acquisto di abiti e accessori prodotti da marchi di fast fashion.
L’obiettivo della legge è quello di ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile, fornendo anche maggiore informazione ai consumatori riguardo alle conseguenze della sovrapproduzione di abbigliamento.
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