Dagli swap party al vintage, in questo magazine di TeleAmbiente vi spieghiamo tutte le alternative per combattere la moda usa e getta.
Il second hand per gli italiani non è più una seconda scelta. Superate, diffidenze e pregiudizi iniziali, il second hand diventa qualcosa di cui andare fieri e da rivendicare con orgoglio.
A dirlo sono i dati dell’Osservatorio Second Hand Economy. Il 67% di chi acquista abiti comincia la sua ricerca proprio dall’usato.
Tra le ragioni per scegliere l’usato, troviamo in prima posizione il risparmio (51%), al secondo posto perché si ritiene sia un modo intelligente di fare economia circolare (44%), seguito dal credere nel riuso degli oggetti (41%). Al quarto posto l’abitudine (38%), ulteriore segno della normalizzazione di questa tipologia di acquisto.
Oltre ad acquistare e vendere il proprio usato c’è anche lo scambio. E su questo che si basano gli swap party, una festa del baratto, un mercatino per scambiarsi dall’abbigliamento agli accessori.
Siamo stati alla Città dell’Altra Economia di Roma e abbiamo partecipato anche noi a uno swap party, un format di Nei Tuoi Panni, progetto di sensibilizzazione al riuso e all’acquisto consapevole, organizzato da Inspire, TAO – Associazione Socio Culturale e il Movimento per la Decrescita Felice di Roma.
Se il nuovo trend è fare shopping comprando abiti vintage e second hand tra gli eventi amati soprattutto da Young Millenials e Gen Z, spicca la più grande vendita europea a chilo di abiti e capi vintage/second hand. Stiamo parlando del mercato itinerante di Vinokilo dove gli abiti si acquistano con una formula particolare, ovvero pagandoli “al chilo”. Coerentemente con la mission del progetto, non vengono accettati in donazione abiti di marchi fast fashion (come Zara o H&M). Abbiamo partecipato alla tappa di Roma dello scorso maggio.
Quand’è che i vestiti hanno iniziato a essere un problema? Matteo Ward, cofondatore di WRÅD, attivista e imprenditore, si batte per rendere sostenibile il settore della moda e far conoscere il costo sociale e ambientale dell’industria del fast fashion in tutto il mondo. Nel suo nuovo libro “Fuori Moda” Matteo ci spiega l’importanza di dare ai vestiti lo stesso valore che diamo al cibo, oltre ad acquistare solo ciò che ci serve, consumare meno e meglio, scegliere con consapevolezza e pretendere maggiore chiarezza su ciò che compriamo. Abbiamo incontrato l’autore del libro a Roma alla Fao in occasione del World Food Forum.
E se ridare dare nuovo valore a ciò che acquistiamo è una pratica sempre più diffusa, lo è soprattutto grazie al successo di piattaforme di second hand come Vinted. Ma facciamo sempre attenzione a non cadere nella trappola dello shopping compulsivo. Se così fosse ognuno di noi alimenterebbe un circuito ben lontano da quello che è il concetto di sostenibilità.