Uno studio italiano rivela come si muovono le microplastiche nei flussi oceanici. L’obiettivo è monitorarle per sviluppare sistemi più efficaci di rimozione.
Come si muovono le microplastiche? Come finiscono nell’oceano depositandosi sul fondale marino? Uno studio italiano rivela proprio i segreti dei movimenti delle microplastiche, per capire come i frammenti vengono trasportati dai corsi d’acqua e si accumulano negli oceani, diventando una minaccia sempre più grande per il Pianeta Blu e, di conseguenza, per la salute umana.
L’indagine sui movimenti delle particelle di plastica è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale di fisica Physical Review Letters. La ricerca, condotta da Vlad Giurgiu, Giuseppe Caridi, Marco De Paoli e Alfredo Soldati, è il frutto della collaborazione tra l’Università di Udine e l’Università di Tecnologia di Vienna.
La dinamica rotazionale delle fibre di microplastica nei flussi turbolenti è il cuore del nuovo studio, facendo luce sulle caratteristiche di dispersione di questi inquinanti invisibili all’occhio umano, spesso di dimensioni intorno a 1 mm. L’obiettivo è che i risultati emersi possano contribuire al monitoraggio delle particelle, ma soprattutto a progettare sistemi e strutture più efficaci per la loro rimozione.
Microplastiche, come finiscono negli oceani?
Le microplastiche sono frammenti di dimensioni inferiori ai 5 mm che vengono rilasciate direttamente nell’ambiente, come avviene durante il lavaggio di capi sintetici o l’abrasione dei pneumatici, oppure derivano dal deterioramento di oggetti in plastica più grandi, come buste, bottiglie, reti da pesca. Queste ultime rappresentano tra il 68 e l’81% delle microplastiche presenti nell’oceano.
“La maggior parte delle microplastiche negli oceani sono piccole fibre allungate, e la loro rotazione durante il trasporto gioca un ruolo cruciale”, spiega Alfredo Soldati, professore di fluidodinamica e presso le Università di Udine e Vienna.
“In un canale d’acqua di laboratorio abbiamo misurato la velocità di rotazione delle fibre microplastiche lungo tre assi, inclusi la rotazione attorno all’asse longitudinale – spinning – e attorno agli assi trasversali – tumbling. I risultati hanno rivelato che lo spinning è significativamente superiore al tumbling, principalmente a causa delle fluttuazioni turbolente”, continua Soldati.
Grazie agli esperimenti ottici quindi, sarà possibile approfondire i meccanismi di movimento delle microplastiche nei flussi oceanici, un aspetto finora poco studiato ma utile per ridurre l’inquinamento da microplastiche negli oceani.
Optical experiments track the three-dimensional spinning and tumbling rotation of fibers similar in size and shape to the microplastic polluting the world’s oceans
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