Microplastiche, stretta dall’Ue per aziende cosmetiche: “Chi inquina paga”

Inquinamento da microplastiche, arriva una nuova stretta dell’Ue. L’accordo provvisorio prevede regole basate sul principio “chi inquina paga”.

È stato raggiunto un nuovo accordo tra Parlamento e Consiglio europeo sul trattamento delle acque reflue. La nuova direttiva – che deve ancora essere adottata formalmente – richiederà l’eliminazione di un maggior numero di nutrienti e microinquinanti dalle acque reflue urbane, in particolare quelle provenienti da prodotti farmaceutici e cosmetici tossici. Introdurrà inoltre un monitoraggio sistematico delle microplastiche negli scarichi, negli impianti di trattamento delle acque reflue urbane e nei fanghi.

A pagare il prezzo più alto in base alle nuove regole, saranno proprio le aziende cosmetiche e farmaceutiche, che dovranno farsi carico di dell’80% dei costi di rimozione dei microinquinanti, secondo il principio “chi inquina paga”. Per evitare poi che i prodotti essenziali diventino troppo costosi o difficili da reperire, il restante 20% del costo sarà coperto dai governi.

Inquinamento da microplastiche, stretta dell’Ue sulle aziende più inquinanti

L’obiettivo delle nuove misure, è di garantire che i costi siano parzialmente coperti dall’industria responsabile dell’inquinamento e di spingere il settore delle acque reflue verso la neutralità energetica e climatica.

“Entro il 2035 gli Stati membri dell’UE dovranno rimuovere la materia organica dalle acque reflue urbane prima di rilasciarle nell’ambiente in tutte le comunità con più di 1.000 persone. Entro il 2045 dovranno rimuovere l’azoto e il fosforo in tutti gli impianti di trattamento che coprono più di 10.000 persone, se esiste un rischio per l’ambiente o la salute. Secondo il Parlamento europeo, dovranno anche fare un passo in più per rimuovere un “ampio spettro” di microinquinanti”, riporta The Guardian.

Ai governi spetterà anche il monitoraggio delle acque reflue per l’individuazione di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) e di indicatori sanitari chiave come la resistenza antimicrobica.

“Con l’accordo raggiunto garantiamo non solo un’acqua più pulita per tutti gli europei, ma anche molto altro: un migliore accesso ai servizi igienico-sanitari, l’attuazione del principio “chi inquina paga” e l’autonomia energetica. Questi cambiamenti rivoluzioneranno completamente il settore e lo renderanno più resiliente per i prossimi decenni”, ha dichiarato il commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius.