L’87% del Mar Mediterraneo è inquinato da plastica, microplastiche e sostanze chimiche. WWF lancia l’allarme nel report “Non c’è salute in un ambiente malato”.
“Estinguerci, lo stiamo facendo bene”. È questo lo slogan utilizzato dal WWF per lanciare l’allarme sull’inquinamento da plastica e microplastiche nel Mare Nostrum, in occasione della giornata internazionale dedicata al Mediterraneo (l’8 luglio).
Secondo l’associazione ambientalista, l’87% del Mar Mediterraneo è inquinato da rifiuti in plastica, sostanze chimiche industriali (come i PFAS) e metalli tossici.
Attraverso il nuovo report “Non c’è salute in un ambiente malato”, il WWF vuole rafforzare la consapevolezza sui danni causati dall’inquinamento sugli ecosistemi e sulle nostre vite.
L’obiettivo del report dedicato agli inquinanti nell’acqua, è anche di sensibilizzare su quanto si possa e debba fare per ridurre la dispersione di plastica e sostanze nocive che poi comunque tornano nel nostro organismo. Come le microplastiche, che hanno invaso il Mediterraneo facendolo diventare il mare con la più alta concentrazione di frammenti mai misurata nelle profondità marine: 1,9 milioni di microplastiche per metro quadro. Queste minuscole particelle finiscono poi per soffocare il mare, contaminare la fauna ittica e tornare nel nostro organismo anche attraverso il cibo. Negli anni sono aumentati gli studi relativi ai rischi dell’esposizione alle microplastiche e una ricerca italiana ne ha dimostrato la correlazione con un maggior rischio di sviluppare ictus e infarto.
Inoltre, i rifiuti in plastica disperdono nel mare anche le sostanze chimiche di cui sono composti. Secondo le stime riportate dal WWF, in un solo anno sono entrate negli oceani 190 tonnellate di 20 diverse sostanze chimiche. Tra queste ci sono anche i PFAS, gli inquinanti eterni dannosi sia per l’ambiente che per la salute umana. Mari, laghi, fiumi e bacini idrici sono i luoghi principali in cui vengono riversate fino a 400 milioni di tonnellate di rifiuti chimici ogni anno provenienti dagli impianti industriali.
Inquinamento nel Mar Mediterraneo, WWF: “Servono azione e cambiamento collettivi”
Fermare l’inquinamento dei mari significa interrompere quella catena che porta non solo alla distruzione della biodiversità – di cui il Mar Mediterraneo è ricchissimo – ma anche fermare i rischi per la nostra salute legati all’esposizione a inquinanti e microplastiche.
Ma chi paga per eliminare gli effetti dell’inquinamento? Secondo il 92% dei cittadini europei i costi dovrebbero essere a carico delle aziende, mentre per il 74% spetterebbe alle autorità pubbliche pagare i costi. Ciò che serve è un’azione collettiva che coinvolga tutti, dai singoli cittadini alle istituzioni.
“Per ridurre l’inquinamento servono un’azione e un cambiamento collettivi poiché questo è il risultato di molteplici attività che si svolgono nella maggior parte dei settori sociali ed economici, ed è regolamentato da autorità internazionali, nazionali, regionali e locali”, ha dichiarato Eva Alessi, Responsabile sostenibilità del WWF Italia.