Microplastiche, cosa sono e dove si trovano le particelle che stanno inquinando il Pianeta (e non solo). Facciamo il punto.
Le microplastiche si trovano davvero ovunque. Negli ultimi anni, numerosi studi hanno documentato la presenza di queste minuscole particelle davvero in ogni angolo del Pianeta, persino negli esseri viventi, uomo compreso.
Cosa sono le microplastiche?
Per microplastiche si intendono piccoli frammenti di materiale plastico solitamente inferiori ai 5 millimetri. Se le dimensioni sono invece comprese tra 1 e 100 nm (nanometri) allora si parla di nanoplastiche. In entrambi i casi le particelle, a seconda della loro origine, possono essere suddivise in due categorie: primarie e secondarie.
Microplastiche primarie
Rientrano in questo insieme i frammenti rilasciati direttamente nell’ambiente, come avviene durante il lavaggio dei capi sintetici, con l’abrasione dei pneumatici durante la guida o con le microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo (es: scrub, dentifrici). Secondo le stime, le microplastiche primarie rappresentano tra il 15 e il 31% dei frammenti presenti nell’oceano.
Microplastiche secondarie
Queste vengono prodotte dalla degradazione di oggetti in plastica più grandi, come buste, bottiglie, reti da pesca, altri oggetti dispersi nell’ambiente e rappresentano tra il 68 e l’81% delle microplastiche presenti nell’oceano.
Inquinamento da microplastiche, quali conseguenze per l’ambiente e per l’uomo
L’inquinamento da microplastiche ha invaso aria, acqua, suolo, fino a diventare parte integrante dell’ambiente. Ciò comporta gravi danni agli ecosistemi e agli organismi viventi che li abitano, dai pesci fino agli esseri umani. Gli scienziati hanno trovato microplastiche nel sangue, nel cuore, nella placenta, nel cervello.
Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue “Future Brief”, un adulto ingerisce o inala dalle 39.000 alle 52.000 particelle di microplastica all’anno. Una quantità pari a 5 gr di plastica a settimana, l’equivalente di una carta di credito.
La conferma che stiamo mangiando sempre più plastica (e quindi ftalati) arriva anche da una ricerca che spiega come questo materiale sia ormai presente tanto nelle verdure quando in cibi da fast food come gli hamburger.
La crescente minaccia delle microplastiche per la salute umana è stata approfondita nel docufilm “Plastic People”, che indaga proprio sulla nostra dipendenza dalla plastica e sulle sue conseguenze.
Uno studio italiano inoltre, ha dimostrato per la prima volta i danni di queste particelle sulla salute dell’uomo. È stata rilevata la presenza delle microplastiche nelle placche aterosclerotiche, ovvero i depositi di grasso nelle arterie dannosi per il cuore, fornendo una prova inedita della loro pericolosità.
Inquinamento da microplastiche, quali misure per risolvere il problema?
La plastica è un materiale che dal momento della sua diffusione, intorno agli anni ’50, è diventato sempre più presente nella quotidianità. Con la plastica si creano un’infinità di oggetti e componenti d’uso comune e la sua produzione nei decenni è aumentata in modo esponenziale. Nonostante le buone pratiche come il riciclo del materiale, l’inquinamento da plastica – e quindi dalle sue particelle più piccole – è una vera e propria emergenza difficile da arginare in poco tempo. Negli ultimi anni, le istituzioni stanno facendo qualche passo avanti per risolvere il problema.
Lo scorso settembre è arrivata la stretta dell’Ue nei confronti dei prodotti cosmetici contenenti microplastiche (scrub, glitter), proprio per bloccare la dispersione dei microgranuli. Nel piano d’azione, Bruxelles ha fissato come obiettivo la riduzione del 30% dell’inquinamento da microplastiche entro il 2030. A seguito del disastro avvenuto in Galizia a dicembre poi, l’Unione europea sta accelerando per definire il regolamento per prevenire la dispersione dei pellet di plastica. L’Ue ha anche proposto delle regole standard per il monitoraggio delle microplastiche nelle acque.