Home Inquinamento Plastica e microplastiche Microplastiche, arrivano nel cervello con il respiro. Lo studio

Microplastiche, arrivano nel cervello con il respiro. Lo studio

Microplastiche, arrivano nel cervello con il respiro. Lo studio

Le microplastiche arrivano nel cervello attraverso il naso. Uno studio ha rilevato i frammenti di plastica nel bulbo olfattivo di 8 campioni su 15.

Le microplastiche continuano ad essere trovate negli organi umani. Una nuova ricerca ha rilevato le minuscole particelle nel cervello. Il fatto che nell’organo più complesso del corpo siano presenti questi frammenti non è una novità. Uno studio recente ha confermato che la loro presenza è aumentata del 50% rispetto al 2016.

La novità emersa dalla ricerca condotta dall’Università di San Paolo e dalla Freie Universität di Berlino e pubblicata dalla rivista JAMA Network è che sono state trovate nel bulbo olfattivo, un nodo nervoso alla base del cervello e coinvolto nel nostro senso dell’olfatto.

Gli autori dello studio hanno trovato 16 diverse particelle di polimeri nei bulbi olfattivi di 8 cadaveri su 15 analizzati, di dimensioni variabili dai 5,5 micrometri a 26,4 micrometri. Le microplastiche trovate provenivano da articoli di uso comune come imballaggi, indumenti, accessori per la casa. Le plastiche presenti includevano polipropilene, nylon/poliammide, polietilene e polietilene vinil acetato.

Microplastiche nel cervello, entrano attraverso la respirazione

La presenza dei frammenti nel bulbo olfattivo suggerisce che l’inalazione sia una potenziale via d’ingresso per arrivare al cervello. Sebbene sembri la via di esposizione più probabile, i ricercatori non escludono anche altri punti d’accesso, come il flusso sanguigno.

La prof.ssa Thais Muaud dell’Università di San Paolo, che ha guidato lo studio insieme al prof. Luís Fernando Amato-Lourenço della Freie Universität di Berlino, ha espresso la sua preoccupazione per i potenziali effetti sulle cellule: “Sedici particelle potrebbero non sembrare molte, ma attenzione, sono particelle relativamente grandi, anche se le chiami microplastiche. Ciò significa che ci sono quasi sicuramente molte nanoplastiche nei nostri cervelli che sono mille volte più piccole, ma possono invadere e cambiare le cellule. Questo è molto inquietante”.

Il tipo di plastica predominante nei bulbi olfattivi dei cadaveri analizzati era il polipropilene, una delle più utilizzate.

“Quello che sappiamo dagli studi pubblicati in letteratura è che quando c’è un’infiammazione locale della mucosa (rivestimento della cavità nasale), può essere più facile per le microplastiche penetrare”, ha detto il prof. Amato-Lourenço.

Ciò che emerge da quest’ultimo studio è la necessità di continuare a monitorare l’esposizione dell’organismo a questi frammenti, che possono avere conseguenze negative sulla salute. Inoltre, la ricerca lancia un ulteriore segnale sulla necessità di definire un trattato globale sull’inquinamento da plastica e di agire al più presto.

“Questa ricerca ci ricorda ancora una volta quanto la plastica abbia invaso la salute umana, abbiamo le prove e ora i governi devono iniziare ad ascoltare”, ha dichiarato la prof.ssa Mauad.