Nel nostro cervello c’è sempre più plastica. Uno studio ha trovato il 50% di microplastiche in più nella materia cerebrale rispetto al 2016.
Che la plastica abbia invaso il nostro corpo, oltre all’ambiente, è ormai cosa nota. Ma le minuscole particelle presenti nel cervello stanno aumentando sempre di più, dimostrando come le conseguenze dell’inquinamento abbiano un impatto crescente anche sull’organismo umano.
A rivelare l’aumento della presenza di microplastiche nel cervello è uno studio preprint (non ancora sottoposto a revisione e pubblicato su una rivista) realizzato da un team di ricercatori dell’Università del New Mexico e dell’Università statale dell’Oklahoma, negli Stati Uniti.
L’autore principale dello studio, Matthew Campen, ha affermato che “le concentrazioni che abbiamo osservato nel tessuto cerebrale di individui normali, che avevano un’età media di circa 45 o 50 anni, erano di 4.800 microgrammi per grammo, ovvero lo 0,5% in peso”.
Microplastiche nel cervello, sono il 50% in più rispetto a 8 anni fa
L’allarmante risultato emerge dall’analisi di 51 campioni di organi – fegato, reni e cervello – di pazienti deceduti tra il 2016 e il 2024. I ricercatori hanno confrontato le concentrazioni di microplastica riscontrate nei campioni dei pazienti in base alle malattie sviluppate in vita. Tutti i tessuti sono risultati contaminati, ma il cervello da 7 a 30 volte di più rispetto a fegato e reni.
Secondo lo studio, negli ultimi otto anni, la quantità di plastica nel cervello è aumentata di oltre il 50%. “Nell’organo cerebrale – ha commentato Campen – abbiamo trovato quantitativi molto più elevati di microplastiche di quanto ci aspettassimo.”
Inoltre, lo studio ha associato una presenza di microplastiche fino a 10 volte superiore in 12 persone con malattia di Alzheimer rispetto ai campioni prelevati da persone sane.
Questi risultati, che necessitano comunque di ricerche più approfondite, evidenziano la possibilità di una correlazione tra la neuro degenerazione e la contaminazione da microplastiche. “Dobbiamo urgentemente chiarire le conseguenze dell’esposizione alle microplastiche”, ha sottolineato Campen.
Incrementare le ricerche verso le possibili conseguenze sul cervello è dunque sempre più importante, sottolineano gli autori dello studio, visto che l’Alzheimer è in aumento a livello globale.
“In qualche modo queste nanoplastiche si fanno strada attraverso il corpo e arrivano al cervello, attraversando la barriera emato-encefalica”, ha detto Campen. “Le plastiche amano i grassi, o lipidi, quindi una teoria è che le plastiche si stiano facendo strada attraverso i grassi che mangiamo, che vengono poi consegnati agli organi che amano davvero i lipidi: il cervello è in cima a questi”.
Una delle principali modalità di contaminazione infatti, è proprio l’alimentazione. Gli studi sui possibili effetti negativi di queste sostanze sulla salute umana stanno aumentando sempre di più, dimostrando che le componenti chimiche presenti nelle microplastiche possono nuocere all’organismo. Un recente studio italiano ha dimostrato come le microplastiche nelle arterie aumentino il rischio di infarti, ictus e mortalità.