Le microplastiche presenti nelle acque reflue ospitano batteri e virus impedendone la rimozione durante i trattamenti di depurazione.
Le microplastiche continuano a preoccupare. Oltre a rappresentare un elemento che inquina gli ecosistemi provocando danni all’ambiente, le minuscole particelle offrono anche “riparo” a batteri e virus.
È quanto emerso da un nuovo studio condotto dalla Norwegian University of Life Sciences. Gli scienziati hanno dimostrato che alcuni virus e batteri patogeni riescono a sopravvivere al trattamento delle acque reflue grazie ai nascondigli offerti proprio dalle microplastiche.
Sulle particelle si formano le plastisfere, comunità di microrganismi che creano questi biofilm appiccicosi attorno ai minuscoli frammenti di plastica. L’allarme lanciato dagli scienziati norvegesi fa da eco a quanto già rilevato in uno studio italiano dello scorso giugno. L’analisi condotta dal CNR – IRSA aveva infatti già rivelato la possibilità che le microplastiche disperse in mare potessero favorire la proliferazione di comunità batteriche anche patogene. Anche uno studio condotto sul fiume Mekong, in Cambogia, aveva evidenziato i danni provocati dalla plastisfera sulla biodiversità del corso d’acqua, oltre a sottolineare le possibili conseguenze sulla salute umana.
La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista PLOS ONE, si è invece focalizzata su acque reflue e fanghi di depurazione. Gli agenti patogeni individuati vivono su tre tipi di plastica presenti nelle acque reflue, sia grezze che trattate. Tra quelli potenzialmente pericolosi per la salute umana ci sono sia batteri come Listeria, E. coli, Klebsiella, sia virus come norovirus e adenovirus. Questi batteri possono causare malattie di origine alimentare o infezioni come la polmonite.
I risultati pongono quindi un’ulteriore sfida al riutilizzo sicuro delle acque reflue, visto che i trattamenti standard non riescono a eliminare del tutto le microplastiche e, di conseguenza le plastisfere. Queste ultime dunque, potrebbero rappresentare un ulteriore veicolo per la diffusione di virus e batteri.
“La plastica negli impianti di trattamento delle acque reflue è colonizzata da biofilm microbici, o ‘plastisfere’, che possono ospitare agenti patogeni che persistono durante i processi di trattamento. – spiegano gli autori della ricerca – Questo studio evidenzia la possibilità che le plastisfere contribuiscano alla diffusione di agenti patogeni dalle acque reflue trattate, ponendo sfide per la salute ambientale e per gli sforzi di riutilizzo dell’acqua”, concludono gli esperti.
Microplastiche, nelle acque reflue “proteggono” batteri e virus
Oltre a migliorare il sistema di depurazione delle acque, servirebbe anche una diversa gestione dei rifiuti plastici e, possibilmente, una loro generale riduzione.
Le microplastiche sono inquinanti particolarmente invasivi. Ormai si trovano davvero ovunque: nell’aria, nell’acqua, nel suolo e persino nel nostro organismo. Attraverso l’alimentazione e l’inalazione le minuscole particelle entrano nel nostro corpo, con potenziali impatti negativi sulla salute.
Per ridurre l’inquinamento da plastica, l’UNEP prevede di delineare un Trattato globale che crei strategie globali volte proprio a combattere il problema. L’ultimo incontro previsto (INC-5) si terrà dal 25 novembre al 1° dicembre a Busan, in Corea del Sud.