MesoHABSIM, ecco il progetto che studia i fiumi d’Italia

A Teleambiente il giornalista Marco Merola presenta il web documentary “MesoHABSIM” sui fiumi d’Italia: “Ecco qual è il loro stato di salute”.

Fornire acqua potabile, mitigare il dissesto idrogeologico e offrire una casa a specie animali e vegetali. Queste le principali funzioni degli oltre 1.200 fiumi d’Italia. Cambiamenti climatici, inquinamento e perdita di habitat, però, stanno mettendo a rischio i bacini considerati culle della civiltà. Fondamentale, dunque, tutelarli. Proprio per questo Politecnico di Torino, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Trento e Università degli Studi di Parma hanno realizzato una metodologia chiamata MesoHABSIM per analizzare lo stato di salute dei fiumi d’Italia. A contribuire al progetto di ricerca è stato anche il giornalista ambientale, il divulgatore scientifico e l’ideatore di Adaptation, Marco Merola, attraverso il web documentary “MesoHABSIM.

MesoHABSIM, l’intervista al giornalista Marco Merola

Oggi mari e oceani sono tra i protagonisti assoluti del dibattito pubblico. Un po’ meno, invece, i fiumi. Che cosa è MesoHABSIM?

La metodologia chiamata MesoHABSIM individua una scala dimensionale, cioè dà delle misure, dei parametri, del MesoHabitat, cioè di un habitat circoscritto. Questo innovativo strumento studia un pezzo di un fiume, un segmentino considerato dagli scienziati particolarmente interessante, rappresentativo, attraverso monitoraggi e osservazioni, per costruire un modello riguardante il ruscello nella sua intera lunghezza. Obiettivo è capire sia la quantità d’acqua solita scorrere nel fiume sia lo stato di salute dell’habitat attorno, cioè la cosiddetta “casa” delle specie vegetali e animali, dalle piante agli arbusti, dagli insetti ai pesci. Proprio per questo la metodologia chiamata MesoHABSIM, dopo avere fissato lo stato dell’arte, prova a capire come fare convivere parte acquatica e parte vivente“.

Ma come si studia, in maniera molto pratica, un fiume?

Un fiume si studia nel corso del tempo. Ci sono stagioni con una maggiore portata d’acqua e stagioni, purtroppo sempre più lunghe e sempre più impattanti, con una minore portata d’acqua. Studiare bene un fiume significa visitarlo, dunque, in vari periodi dell’anno, dalla primavera all’estate, dall’autunno all’inverno, così da fare campionamenti, osservazioni e parametrazioni tra un momento di grande floridità e un momento di minore floridità. Fondamentale coinvolgere un team di scienziati con competenze trasversali come gli ingegneri idraulici per concentrarsi sulla potenza dell’acqua, gli ittiologi per soffermarsi su età e popolazioni dei pesci, e i biologi per visionare i macroinvertebrati“.

Quindi, uno studio approfondito. Ma oggi come stanno i fiumi d’Italia e, a causa della crisi climatica sempre più devastante, quanta acqua contengono rispetto a un decennio fa?

Secondo un report dell’Istituto superiore di ricerca e protezione ambientale (ISPRA) del 2022, il 60% dei fiumi d’Italia è in buono stato di salute. Ma cosa si intende con questo concetto? Quando si parla di stato di salute dei fiumi d’Italia, ci si riferisce soprattutto all’habitat solito ruotare e vivere attorno al corpo idrico. Quindi, nonostante alcune false credenze, il dato è abbastanza incoraggiante. Sulla quantità d’acqua contenuta nei bacini dello Stivale, invece, non lo sappiamo ancora. Di certo, la metodologia chiamata MesoHABSIM, tra le altre cose, punta a rispondere al quesito, soprattutto in vista del 2029, con il rinnovo delle concessioni idriche ai grandi player del settore dell’energia idroelettrica“.

Torniamo al web documentary “MesoHABSIM”. Due i capitoli dell’inchiesta: “Liberi di scorrere” e “Corpi idrici che respirano”. Quanto lavoro c’è dietro?

Il web documentary “MesoHABSIM” è una piattaforma di informazione giornalistica con videointerviste, immagini a 360° e grafici, per aiutare a raccontare a un pubblico generalista o a un pubblico non generalista un fenomeno altrimenti complesso. Il lavoro fatto, tra il 2023 e il 2024, è stato importante, attraverso giornate sul campo, assieme ai ricercatori, per partecipare ad azioni di campionamento, osservazione e studio. Fondamentale, inoltre, il lavoro di editing. Anche se il progetto MesoHABSIM si è concentrato su 13 Regioni Italiane, noi di Adaptation siamo stati soltanto in Emilia-Romagna e in Piemonte. Qui, tra l’altro, abbiamo osservato alcuni fiumi colpiti dall’alluvione del 2024“.

Credits foto e video: Marco Barretta / MesoHABSIM