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La malattia, nota anche come ‘influenza del cammello’, è causata da un coronavirus simile, ma è notevolmente più grave.

Allarme sanitario mentre i Mondiali stanno volgendo al termine. In diversi Paesi, complice il rientro dei tifosi dal Qatar, si stanno registrando diversi casi di MERS, la sindrome respiratoria nota anche come ‘influenza del cammello‘. Causata da un coronavirus simile al SARS-CoV e al SARS-CoV-2, la malattia è però molto più grave e letale del Covid.

Cos’è la MERS

La sigla MERS sta per Middle East Respiratory Syndrome e indica chiaramente quali sono i luoghi in cui sono stati registrati i primi casi. La malattia è nota dal 2012 e il coronavirus che la induce, il cosiddetto MERS-CoV, ha fatto il salto di specie dai cammelli all’uomo. Il contagio può avvenire stando molto vicino ai cammelli o ai dromedari ma anche consumando alimenti, come il latte, provenienti da questi animali.

MERS, i sintomi e la letalità

I sintomi sono piuttosto vari: si va da quelli più lievi e tipici delle vie respiratorie, fino a gravi polmoniti e anche problemi gastrointestinali e insufficienza renale. E la letalità è nove volte peggiore del Covid: almeno il 36% dei casi, contro il 4% della malattia che si è diffusa in tutto il mondo nei primi mesi del 2020. Lo dimostrano i dati sui 2.600 casi rilevati in 12 diversi Paesi del Mediterraneo orientale: i morti sono stati 935.

L’allerta sanitaria

La malattia, essendo nota dal 2012, può essere curata ma solo se diagnosticata in modo tempestivo. Parallelamente, sarà necessario attivare le procedure di isolamento e tracciamento dei contatti. Chiunque abbia dei sintomi dovrebbe segnalarlo al proprio medico curante, specialmente nel caso in cui abbia avuto contatti con qualcuno rientrato dal Qatar. L’Italia, che non si è qualificata e non ha partecipato ai Mondiali, dovrebbe essere al sicuro ma solo sulla carta. In un mondo strettamente interconnesso, il Covid ha già dimostrato che nessuno può dirsi realmente al sicuro e che il tracciamento è difficile se non impossibile.