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Il climatologo Pasqui: “Eventi estremi per il Mediterraneo sempre più caldo, ma non chiamateli uragani”

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Il ricercatore del Cnr spiega: “I fenomeni meteorologici sono sempre più violenti e generano timore, dobbiamo aspettarcene altri tra settembre e ottobre”.

Nel Regno Unito l’hanno ribattezzata tempesta Betty, qualche meteorologo italiano ha scelto il nome di ciclone Poppea e, infine, il servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare ha scelto il nome di tempesta Rea. Comunque la si voglia chiamare, è certo che l’Italia, prima a Nord e poi verso Sud, sarà interessata da perturbazioni di origini atlantiche che si manifesteranno anche con fenomeni estremi. E Massimiliano Pasqui, climatologo del Consiglio nazionale delle ricerche, spiega cosa sta succedendo.

Tempesta Rea, cosa sta succedendo

Siamo di fronte all’ingresso sul Mediterraneo di una perturbazione di origine atlantica: un fronte d’aria molto fredda impatta con temperature roventi, al suolo e in mare. Oltre a piogge intense e forte vento, l’altra conseguenza è il brusco calo termico: oltre 10°C in meno in appena 24 ore” – il punto di Massimiliano Pasqui al Corriere della Sera – “L’aria fredda, inoltre, arrivando sul mare, genera una circolazione ciclonica localizzata nel Tirreno settentrionale. Non si tratta di un fenomeno nuovo per il Mediterraneo, ma è nettamente cambiata l’intensità, con la conseguenza che gli eventi meteorologici sono sempre più estremi“.

Massimiliano Pasqui: “Non chiamatelo uragano”

Massimiliano Pasqui, tuttavia, respinge la definizione di Medicane (abbreviazione in lingua inglese per ‘uragano mediterraneo‘). E spiega anche perché: “È assolutamente improprio parlare di uragano. Si tratta di una dinamica normale quando fronti di aria fredda entrano nel Mediterraneo, in particolare sul golfo di Genova. La genesi di quest’area depressionaria, che possiamo anche definire ciclone, è favorita dal contatto con temperature del mare molto elevate e questo determina ulteriori precipitazioni molto intense“.

Eventi estremi e cambiamento climatico

Gli effetti del cambiamento climatico, comunque, sono ben visibili. “Il mare è decisamente più caldo rispetto al passato e per effetto del surriscaldamento del Mediterraneo, questi eventi hanno sempre più forza e intensità. Il Tirreno settentrionale ha una temperatura superficiale oltre i 27°C, 3-4 sopra la media del periodo. Può sembrare poco ma dal punto di vista dell’energia sprigionata è tanto, sono temperature da mari tropicali, ai Caraibi siamo sui 30°C” – spiega il climatologo – “I fenomeni estremi sono collegati al mare caldo e al surriscaldamento generale, il trend di crescita delle temperature negli ultimi 20 anni è paurosamente chiaro. L’uomo ha sicuramente alterato l’equilibrio globale del clima sul Pianeta, principalmente per l’uso dei combustibili fossili. C’è chi prova a rigirare la frittata ma la realtà è sotto i nostri occhi: assistiamo a ondate sempre più intense e, a seguire, precipitazioni sempre più violente“.

I timori per gli eventi estremi

Massimiliano Pasqui, poi, non le manda a dire a chi ironizza sull’eco-ansia o ansia climatica. “Difficile dire quanto siano pericolosi questi cicloni, ma è certo che generano venti e temporali sempre più forti. Al di là della maggiore attenzione mediatica, una volta la pioggia veniva accolta con gioia, oggi con timore” – il punto del climatologo – “Ormai quando comincia a piovere, pensiamo tutti subito al peggio. Già oltre 20 anni fa, i climatologi avevano la percezione scientifica che qualcosa stava avvenendo. Ma adesso il cambiamento in atto lo sperimentano tutti, concretamente. Le ondate di calore degli ultimi due anni, per esempio, hanno infranto diversi record per intensità e durata“.

Nuovi fenomeni estremi tra settembre e ottobre

Massimiliano Pasqui spiega infine che c’è da attendersi nuovi fenomeni estremi, anche nelle prossime settimane. “Escluderei che tutto si esaurisca con questa tempesta di fine estate. Dopo questi giorni di maltempo ci sarà una rimonta dell’anticiclone e le temperature risaliranno, anche se non dovrebbe tornare il grande caldo, ma sono probabili altre repliche” – spiega il climatologo – “Tutto dipenderà dalle temperature del Mediterraneo: il mare si raffredda molto lentamente e finché le temperature resteranno alte, permane il rischio di nuovi fenomeni intensi con l’arrivo di nuova aria fredda. Settembre e ottobre saranno fortemente influenzati dal lento calo delle temperature del mare, la vulnerabilità dipenderà dall’energia che si scatena con le temperature del mare. Difficile, però, dire quando questa energia verrà attivata“.