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Marca del distributore, 26 miliardi di fatturato nel 2024

Marca del distributore, 26 miliardi di fatturato nel 2024

26 miliardi di euro di fatturato nel 2024. Con questi numeri la marca del distributore (MDD) ovvero quei prodotti commercializzati nei punti vendita della grande distribuzione con lo stesso logo del supermercato, raccoglie sempre più consensi tanto che, se i prodotti a marchio del distributore fossero tutti sotto lo stesso logo si tratterebbe della quarta azienda per fatturato in Italia.

A rivelare l’importanza di questo segmento di mercato è l’analisi “Il ruolo guida della distribuzione moderna e della marca del distributore per la transizione sostenibile della filiera agroalimentare” a cura di The European HouseAmbrosetti che sarà presentato il prossimo 15 gennaio a Bologna.

I prodotti sono premiati per la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Proprio la sostenibilità è un tema cardine del documento, i consumatori si dichiarano disposti a spendere un 20% in più per acquistare un prodotto sostenibile.

 

La transizione sostenibile non è più una scelta, ma una responsabilità” ha dichiarato Mauro Lusetti, Presidente ADM – Associazione Distribuzione Moderna. “Il nostro settore sta
dimostrando con i fatti come crescita economica, sociale e tutela ambientale possano andare di pari passo. Investiamo in innovazione, creiamo lavoro, riduciamo gli sprechi e sosteniamo il
risparmio delle famiglie italiane garantendo prodotti di qualità accessibili a tutti. Questo impegno è e continuerà a essere la nostra priorità strategica per il futuro del Paese”.

Riguardo la sostenibilità economica, l’analisi mostra come le aziende il cui giro d’affari deriva per oltre l’80% dai prodotti a marchio del distributore, tra 2015 e 2023, hanno avuto un incremento medio annuo di fatturato dell’8,5%. Analogamente chi aumenta l’offerta in MDD ha creato più occupati (+5,5% all’anno tra il 2015 e il 2023 per chi ha un’offerta di Marca del distributore oltre l’80%) e valore aggiunto (+9,3%).

La marca del distributore – ha commentato Lusetti – si dimostra, nel contesto della distribuzione moderna, una leva di crescita per il tessuto economico del Paese: è un acceleratore per i ricavi e per gli investimenti delle piccole imprese che contemporaneamente stimola le scelte sostenibili”.

La sostenibilità sociale del settore è data dai posti di lavoro creati, che sfiorano i 3 milioni. Secondo i dati TEHA i contratti a tempo indeterminato rappresentano l’89% dei rapporti di
lavoro con un’alta incidenza di donne (65%) e under 30 (20%). “ad essere premiata è la capacità di questi prodotti di resistere all’inflazione che nel settore alimentare ha raggiunto in alcuni casi il 13,5%.” Il documento stima in 20 miliardi di euro i risparmi complessivi per le famiglie dal 2020 al 2024, grazie a prezzi rimasti mediamente più bassi rispetto ai prodotti di marca.

Secondo un sondaggio realizzato insieme ad ADM
in questi ultimi mesi – ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO, TEHA – oltre il 46% delle imprese dell’industria alimentare migliorerà l’efficienza dei processi produttivi, ma è la Distribuzione Moderna che assume il ruolo di guida per il 58% delle imprese alimentari coinvolte: oltre la metà di loro ha dovuto introdurre cambiamenti per soddisfare i requisiti di sostenibilità della Distribuzione Moderna con un impatto molto o abbastanza significativo.” 

In 10 anni sono calate del 30% le emissioni di CO2: “Dal 2013 alla fine del 2022 si è passati da 8,7 kg di CO2 per euro generato dalla distribuzione moderna a 6,2 kg, una diminuzione del 30%. All’aumentare del fatturato le emissioni sono calate, un obiettivo e uno stimolo per tutti gli operatori della filiera.”