Mar Mediterraneo a rischio tra alluvioni, siccità e inquinamento da plastica. L’allarme nel Rapporto MedECC.
Il nuovo rapporto presentato da Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change (MedECC) nell’ambito della COP29 lancia l’allarme sul futuro del Mediterraneo e delle popolazioni che lo abitano. A causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, il Mare Nostrum è sempre più fragile e il futuro delle popolazioni costiere è sempre più precario.
Gli esperti MedECC hanno esposto alla COP29 a Baku, in Azerbaigian, i rischi che corrono il Mar Mediterraneo e le persone che vivono sulle coste se continuerà l’attuale trend. Secondo gli scienziati l’innalzamento del livello del mare potrebbe costringere fino a 20 milioni di persone a spostarsi permanentemente dalle aree costiere entro il 2100.
La velocità di innalzamento del livello del mare è raddoppiata rispetto alla fine del secolo scorso, arrivando a 2,8 millimetri all’anno. E il livello entro il 2100 potrebbe salire di oltre un metro aumentando le inondazioni costiere e, di conseguenza, mettendo a rischio la vita di un terzo degli abitanti del Mediterraneo. Gli eventi estremi legati al mare potrebbero diventare molto più frequenti, fino al 22% in più.
Mediterraneo, l’aumento del livello del mare potrebbe cambiare l’identità della regione
Il report sottolinea come l’aumento del livello del mare possa non solo distruggere i mezzi di sostentamento, ma anche danneggiare in modo permanente le infrastrutture e il patrimonio culturale. Oltre alla mancanza di risorse quindi, si aggiungerebbe la perdita dell’identità stessa della regione.
Il quadro drammatico dipinto dagli scienziati parla del rischio sempre più frequente di alluvioni, evidenziando l’urgenza della situazione anche alla luce di quanto già accaduto in Emilia-Romagna e a Valencia, in Spagna. Le coste mediterranee sono gravemente minacciate dal rischio di “inondazioni composte”, una pericolosa combinazione di mareggiate, alte maree, piogge intense e fiumi in piena.
Ines Duarte, responsabile del progetto sull’energia e il clima dell’Unione per il Mediterraneo, ha affermato: “Il Mar Mediterraneo è motivo di immenso orgoglio per i 22 paesi che si affacciano sulle sue coste, una parte inestricabile della loro identità e del loro patrimonio… ma è tempo di accettare che il Mediterraneo come lo conosciamo potrebbe non esistere più se i nostri sforzi per contrastare il cambiamento climatico continueranno a rivelarsi insufficienti.”
Il Mare Nostrum inoltre, continuerà ad “avere la febbre”, con un aumento delle temperature dell’acqua tra i 2,7 e i 3,8 gradi entro la fine del secolo.
Il Mar Mediterraneo è pieno di plastica
Il report poi, sottolinea che il Mar Mediterraneo è una delle zone più inquinate da plastica al mondo. “Le aree costiere sono inquinate da micro e macroplastiche, metalli, inquinanti organici persistenti e inquinanti emergenti, con apporti di nutrienti dalla terraferma, che producono eutrofizzazione in diverse aree costiere con impatti negativi sui sistemi ecologici, sulla salute umana e sui settori economici”, si legge sul documento.
Se la produzione annua di plastica continua a crescere a un tasso del 4% e la gestione dei rifiuti non viene migliorata radicalmente, entro il 2040 la presenza dei rifiuti in plastica in mare potrebbe raddoppiare.
Mar Mediterraneo, le sfide del futuro da affrontare con un approccio integrato
Un allarme lanciato anche dall’OCSE, che nel suo rapporto ha previsto un aumento della produzione e dell’uso di plastica del 70% entro il 2040 se non verranno adottate politiche globali forti.
Quanto emerso dal Rapporto speciale sui rischi climatici nel Mediterraneo evidenzia la necessità di un approccio integrato al cosiddetto nesso Acqua-Energia-Cibo-Ecosistemi (WEFE). Il Mediterraneo dovrà affrontare una sfida su più fronti: scarsità d’acqua, insicurezza alimentare, domanda energetica e degrado degli ecosistemi. Capire l’interconnessione tra questi sistemi per costruire un Mediterraneo resiliente e sostenibile.