Pfas. Avviata dalle Mamme Nopfas una raccolta fondi, per chiedere contribuiti a sostegno delle spese per la battaglia legale contro i responsabili della contaminazione da Pfas; e per le indagini epidemiologiche. L’azienda Miteni, che per anni ha rilasciato scarichi tossici nel fiume, ha dichiarato fallimento nel 2018.
Le Mamme NoPfas hanno attivato una raccolta fondi, a sostegno delle spese per il procedimento penale aperto per accertare le responsabilità relative all’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nelle province di Vicenza, Padova e Verona; e per svolgere studi scientifici ed indagini epidemiologiche ad hoc. La raccolta fondi è stata aperta attraverso il sito GoFundMe.
“La nostra vita è irrimediabilmente cambiata perché abbiamo scoperto di avere i Pfas nel sangue”. Inizia così l’appello delle mamme venete che da anni lottano per avere giustizia, per aver subito un vero e proprio avvelenamento da sostanze perfluoroalchiliche che, secondo molti studi, causano danni irreversibili all’organismo.
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“I Pfas sono acidi molto forti usati dagli anni Cinquanta nella filiera di concia delle pelli, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e per molto altro – spiegano nella loro pagina GoFundMe.
Gli scarichi di un’azienda del nostro territorio che produceva Pfas (Miteni) hanno contaminato le falde, i fiumi e con essi la terra e gli alimenti con cui si sono nutrite, e si nutrono tuttora, migliaia di persone del Veneto”.
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Oltre 100mila le persone che parteciperanno per 10 anni al Piano di Sorveglianza Sanitaria promosso dalla Regione Veneto: “Nella zona degli scarichi alcune patologie (tumori, infertilità, malattie tiroidee) hanno una grande incidenza e sono in continuo aumento” dichiarano le Mamme NoPfas.
L’azienda che ha provocato tutto questo ha dichiarato fallimento alla fine del 2018: “Ad oggi sappiamo che alcune persone sono indagate e che altre indagini sono in corso – aggiungono – ma i responsabili faranno di tutto per non rispondere dei danni arrecati”.